Fondazione Cariverona, con Impact Lab si discute di cosa resta davvero alla fine di un progetto

Si è svolto ieri, presso la sede di Fondazione Cariverona, Impact LAB: una giornata di confronto partecipato e riflessione collettiva dedicata alla rilettura dei bandi FORMAT 2021 e 2022. Un’occasione per andare oltre la rendicontazione, e per costruire visione e relazioni. Perché un progetto finisce, sì, ma il suo impatto – quello vero – continua. L’iniziativa, costruita insieme all’Istituto Italiano di Valutazione, ha coinvolto enti del terzo settore, scuole, operatori e istituzioni locali. Al centro dell’incontro, una domanda chiave: cosa resta davvero alla fine di un progetto? La risposta, condivisa collettivamente, ha dato origine a un nuovo format che Fondazione intende rendere ricorrente: uno spazio non solo di confronto, ma di apprendimento reciproco e rigenerazione.
I due bandi FORMAT, lanciati tra il 2021 e il 2022 con una dotazione complessiva di tre milioni di euro, hanno sostenuto 43 progetti distribuiti in cinque province (11 a Verona, 9 a Vicenza e Belluno, 5 a Mantova e Ancona, 4 interprovinciali). Le iniziative dedicate all’educazione ambientale hanno raggiunto 441mila cittadini, di cui oltre un terzo under 20, coinvolgendo 913 enti – tra cui 483 scuole – e attivando 91 nuove collaborazioni formali. A confermare il potere trasformativo dei bandi sono i dati relativi all’impatto. Tra i 153mila partecipanti diretti, il 69% ha dichiarato di aver aumentato le proprie conoscenze in ambito ambientale, il 32% ha modificato il proprio stile di vita all’aperto, il 29% ha cambiato comportamenti legati alla gestione delle risorse, il 20% ha adottato pratiche di mobilità sostenibile e il 9% ha avviato esperienze di volontariato o partecipazione civica.
Ma ciò che ha reso l’esperienza degna di essere raccontata è anche ciò che i numeri non dicono. Quello che emerge dai progetti di educazione ambientale – e che Impact LAB ha contribuito a rendere esplicito – è un patrimonio immateriale fatto di relazioni, fiducia, apprendimento, trasformazioni. Un lascito che si sedimenta nelle pratiche quotidiane, nei linguaggi educativi, nei luoghi rigenerati e nelle scelte di vita di chi ha preso parte.
Per i partecipanti, il vero valore aggiunto è stato poter condividere esperienze in un contesto autentico e dialogico. Impact LAB ha creato le condizioni per un confronto paritario e trasversale, in cui raccontare non solo ciò che ha funzionato, ma anche le criticità affrontate, i nodi emersi lungo il percorso, le soluzioni trovate insieme. Dopo i saluti introduttivi della vice-presidente di Fondazione Margherita Forestan, i presenti si sono suddivisi in sei gruppi tematici ospitati negli spazi della Fondazione. Sono stati toccati ambiti ricorrenti
come la sensibilizzazione ambientale, la formazione dei giovani, l’uso degli strumenti digitali, l’economia circolare, le reti territoriali e la valorizzazione del patrimonio naturale e culturale. Un esercizio collettivo di ascolto e generazione di senso, che ha trasformato la valutazione in un momento di apprendimento condiviso e generativo.
Non è solo il campo progettuale ad essersi messo in discussione. Anche Fondazione Cariverona ha deciso di farlo. In diversi momenti è emersa una visione nuova del suo ruolo: non più solo ente erogatore, ma piattaforma relazionale e culturale per i territori, nodo di connessione tra saperi e comunità. Un’infrastruttura di fiducia che non si limita a sostenere iniziative, ma si mette in gioco insieme agli attori locali, per costruire contesti di senso e di cambiamento.
Questa scelta è anche una dichiarazione di metodo. Impact LAB non nasce come episodio isolato, ma come primo passo di un percorso destinato a strutturarsi nel tempo. Un dispositivo generativo, che tornerà. Perché è nel tornare che si costruisce cultura. E impatto duraturo. Il desiderio espresso da molti – operatori, docenti, enti – è stato chiaro: partecipare a momenti di questo tipo non è solo utile, ma necessario. Perché partecipare non significa soltanto esserci, ma contribuire a generare visione.
Nel suo saluto finale, il direttore generale della Fondazione Filippo Manfredi ha sintetizzato così lo spirito della giornata: “Impact LAB nasce da una domanda semplice ma non banale: cosa resta davvero, alla fine di un progetto? Abbiamo voluto creare uno spazio dove questa domanda potesse trovare voce, ascolto, e soprattutto relazioni. Perché un’iniziativa finisce, sì, ma il suo impatto – quello vero – continua. Oggi non abbiamo voluto raccontare risultati, ma attivare conversazioni. Abbiamo scelto l’ascolto, la co-costruzione, anche la complessità. Abbiamo scelto di guardare insieme cosa ha funzionato, cosa no, e soprattutto perché. E questo ‘perché’ è ciò che ci guida come Fondazione, per fare sempre meglio”.
Nelle prossime settimane, l’Istituto Italiano di Valutazione curerà un report sintetico di restituzione dell’esperienza Impact LAB: uno strumento pensato per raccogliere i principali risultati emersi durante la giornata e condividerli tra tutti i partecipanti, come lascito comune e ulteriore stimolo per i percorsi futuri.