Attualità di Redazione , 25/05/2025 11:30

"Facciamo sport... anche contro la violenza": a Verona sport come strumento di educazione

Sport

Si è tenuto sabato mattina, nell’ambito di Sport Expo Verona, il convegno “Facciamo sport... anche contro la violenza”, un momento di riflessione e confronto organizzato da Comune di Verona e Università di Verona, con il patrocinio del Coni e la sposorizzazione ufficiale di Allianz Area Triveneto. L’iniziativa, fortemente voluta per sensibilizzare sul ruolo dello sport come strumento di prevenzione e contrasto alla violenza in tutte le sue forme, ha messo al centro il valore educativo dell’attività fisica, soprattutto tra i giovani.

“Oggi diamo il nostro contributo per capire come raccontare modelli diversi – ha sottolineato l’assessore alle Politiche giovanili e Pari opportunità, Jacopo Buffolo – da cui prendere spunto per una società più giusta e rispettosa. Nella nostra società vi è una violenza verbale diffusa. I cattivi esempi vanno dai contesti locali alla politica internazionale: un quadro che non genera serenità. Riflettere sul corretto funzionamento delle relazioni nel mondo sportivo, dalle piastre di basket nei quartieri alle scuole, fino alle società sportive, può dare la possibilità a generazioni intere di crescere, incontrarsi, costruire la relazione con l'altro, con sé stessi e con la comunità. In questo senso, ringrazio l’Università che ci consente di portare avanti, tutti assieme, la costruzione di queste buone pratiche”.

Lo sport insegna a convivere con gli altri. “Chi sono quando sono con gli altri? Come reagisco di fronte a una sconfitta o a una vittoria? Come mi relaziono con gli avversari, con i miei compagni di squadra, con i giudici di gara? Non dimentichiamoci che ci sono anche loro e che il rispetto va rivolto anche a loro” ha evidenziato Desiree Zucchi, consigliera del CdA di Veronafiere.

Lo sport presenta molti aspetti positivi nella crescita, nell'educazione e nella formazione delle persone, sia nei giovani sia nell’età adulta. Tra questi, l’importanza di educare al rispetto degli altri.

“Un'attività sportiva svolta in modo corretto – ha spiegato Federico Schena, docente delegato allo Sport dell’Università di Verona – che educhi al rispetto delle persone, delle regole e del contesto in cui ci si trova (penso a chi lo sport lo guarda e lo sostiene), può aiutare a comprendere i limiti dell’agire personale. Vogliamo porre attenzione su questi temi, sulla responsabilità. Ci rivolgiamo in particolare a dirigenti, allenatori e genitori per spiegare loro quanto sia importante fare sport nel rispetto delle regole, ricordandoci che i giovani sportivi di oggi saranno i dirigenti e i genitori di domani”.

Francesca Vitali, docente di Psicologia dell’Università di Verona, nel suo intervento ha sottolineato come “lo sport, essendo parte della società, non ne è affatto immune dalla violenza. La causa più accreditata è che la violenza sia un fenomeno intenzionale volto a ledere qualcuno e quindi un comportamento appreso. Ricerche scientifiche evidenziano come la violenza sia così connaturata al sistema sportivo da essere addirittura raramente riconosciuta. Per gestire i numerosi casi di violenza agita e subita, e rendere il contesto più sicuro, occorrono progetti sia di prevenzione sia di formazione, che sensibilizzino gli stakeholder principali: le istituzioni pubbliche, gli enti del terzo settore, gli insegnanti di educazione fisica e naturalmente le famiglie”.

Salvatore Conte, docente di educazione fisica e formatore Capdi, ha sollevato una riflessione critica sulla formazione dei tecnici: “È sufficiente come oggi formiamo i giovani tecnici delle federazioni? Le poche ore di formazione, incentrate soprattutto sulla metodologia e sulla tecnica, non approfondiscono mai concetti legati ai valori dello sport, all'educazione che dobbiamo trasmettere. Dobbiamo aiutare i ragazzi a interiorizzare relazioni positive e il rispetto dell’altro, affinché queste diventino abitudini di vita, sia che diventino grandi campioni, sia che restino sportivi amatori”.

Da ex calciatrice dell’Hellas Verona Women, ora psicologa dello sport e dottoranda in Scienze motorie, Alessia Pecchini ha raccontato la propria esperienza e la sua ricerca sulle differenze di genere nel mondo sportivo, dopo 22 anni di attività: “Sia nella pratica che nelle analisi ho riscontrato quanto gli ambienti sportivi siano permeati dalla presenza maschile nelle posizioni di leadership e tecniche. Le forme di violenza sono varie: da quelle più tradizionali a quelle più sottili. Essendo pagate meno dei colleghi uomini, noi giocatrici dobbiamo studiare e formarci, non potendo dedicare completamente la nostra vita allo sport. E poi ci sono gli appellativi estetici, che ancora oggi vengono usati più delle valutazioni sulle abilità e competenze”.

“Nel calcio – ha concluso Gigi Fresco, allenatore e dirigente della Virtus Verona – a livello professionistico c'è molto rispetto, perché gli atleti sanno di giocare tra lavoratori e un infortunio grave può compromettere una carriera. Un rispetto che si nota anche a livello amatoriale, anche se si osserva un aumento preoccupante degli episodi di violenza verso gli arbitri, proprio da parte dei giocatori. Una novità grave”.

Un’ulteriore testimonianza dal mondo dello sport professionistico è arrivata da Alessandro Frosini, direttore sportivo della Scaligera Basket Verona: “Credo che il basket sia di base uno sport pulito. Qualche episodio può capitare, raramente, soprattutto tra tifoserie, nelle città dove la pallacanestro è particolarmente sentita. Ma con la collaborazione delle forze dell’ordine si riesce a isolare i facinorosi. Lo sport deve essere una gioia, per chi lo pratica e soprattutto per chi vi assiste”.