Spettacoli di Redazione , 02/04/2025 9:00

‘Perfect days’: la mitomania della provincia veneta in scena al Teatro Camploy

Perfect days
Perfect Days

‘Perfect days’, la mitomania della provincia veneta secondo Nicolo’ Sordo, in scena al Teatro Camploy. Appuntamento giovedì 3 aprile alle ore 20.45.

Lo spettacolo è scritto e interpretato dal veronese Nicolò Sordo apprezzato per la spiccata vena autoriale che gli ha valso premi come Corti teatrali in lingua veneta con Tajarse Fora e NdN – Network Drammaturgia Nuova con Camminatori della patente ubriaca, oltre al prestigioso premio Riccione Tondelli nel 2021 con Ok Boomer (Anch’io sono uno stronzo). In Perfect Days parla di temi scottanti: dalle dipendenze, al maschilismo, al razzismo fino al rapporto sempre più difficile, di buona parte della popolazione, col denaro.

La causale coincidenza con il film di Wim Wenders è attivata dalla canzone omonima di Loud Reed che si lega al personaggio che le sue canzoni. Lo scenario in cui si svolge è una pompa benzina e tutta la vicenda ruota attorno a questo luogo di provincia.
Nella disperata e depressa provincia veneta, dove non si distingue il giorno dalla notte e la noia rende lo scorrere del tempo lentissimo, l’unico passatempo degli uomini della zona è andare a vedere le multietniche benzinaie della stazione di servizio, fornita di bar notturno e slot machine 24 su 24.

Leone, il gestore, è un maschio alfa che “non deve chiedere mai”, temuto e rispettato da tutti. Ha due clienti affezionati, “quasi amici”, che lo vengono a trovare la notte quando è solo: Mister Pizza, il pizzaiolo del paese con la patente ritirata e seri problemi di alcol, una scoria tossica del SerT, e Lou Piang, un ragazzo che si veste come Lou Reed e non parla, se non per cantare le sue canzoni.

La pompa di benzina è un crocevia di disperati nottambuli e fonte di guadagno facile, ma quando Leone, in un raptus di megalomania, inizia a giocare con le sue stesse slot machine finisce l’idillio per lui, per le sue dipendenti, per i suoi clienti-amici e per la sua stazione di servizio. La lingua di riferimento è il dialetto che dà alla pièce potere espressivo denso e materico per parlare della marginalità. Con questo escamotage il testo diventa la precisa fotografia di un luogo e delle persone che lo abitano, perfetta palude underground.

In Perfect Days si perdono i soldi con le macchinette e il fegato con l’alcol – e “non la va mia tanto ben”.