Bigon: "Sanità veneta in emergenza, basta misure di facciata, servono investimenti strutturali"

La Giunta regionale del Veneto ha approvato nei giorni scorsi una modifica alla delibera di luglio sull’assunzione in deroga di medici con titoli conseguiti all’estero e non ancora riconosciuti. Il provvedimento introduce la presenza di due rappresentanti degli atenei di Padova e Verona all’interno della commissione esaminatrice.
Una novità che, però, non convince la consigliera regionale del Partito Democratico e vicepresidente della Commissione Sanità, Anna Maria Bigon, che giudica la misura un palliativo: «Prendiamo atto dell’integrazione della Delibera regionale n. 830 del 15 luglio, che ha inserito nella commissione esaminatrice due rappresentanti degli atenei di Padova e Verona – osserva Bigon – Una modifica che arriva dopo l’incontro con gli Ordini professionali e le immediate contestazioni avanzate. Ma resta un passo assolutamente insufficiente di fronte all’emergenza cronica che vive la nostra sanità pubblica, in particolare nei reparti di urgenza ed emergenza».
Per Bigon non basta introdurre correttivi di procedura: «Non possiamo limitarci a interventi di facciata: serve un investimento serio, immediato e strutturale per rendere davvero attrattiva la professione medica all’interno del servizio sanitario regionale. Non dobbiamo creare nella sanità pubblica personale di serie B. Così rischiamo di vedere un abbassamento della qualità, mentre intanto continuiamo a perdere i nostri medici dipendenti pubblici, che si dimettono volontariamente per condizioni migliori altrove».
La consigliera dem rilancia quindi le proposte già avanzate nelle scorse settimane: «Un’indennità economica importante, da riconoscere subito a tutti i medici ospedalieri che operano nei reparti più critici, come pronto soccorso e area emergenza. Bandi regionali più attrattivi per i giovani laureati delle università venete, che troppo spesso scelgono di lavorare in altre regioni o all’estero. E un piano di valorizzazione della carriera medica pubblica, che dia prospettive e riconoscimenti reali a chi ogni giorno garantisce un diritto fondamentale: la salute».