Bigon: “Dimissioni per un infermiere su quattro: così il sistema sanitario non regge"

“Nel cuore dell’estate, con reparti sotto organico e ferie da garantire, il sistema sanitario veronese mostra tutte le sue fragilità. Turni di 12 ore, chiusura di posti letto e personale costretto a coprire mansioni extra sono ormai la norma, non più l’eccezione per tamponare l’emergenza”.
“La situazione è drammatica”, afferma Anna Maria Bigon, consigliera regionale del Partito Democratico e vicepresidente della Commissione Sanità. “Dal 2019 al 2024, solo in provincia di Verona, si sono dimessi 1.060 infermieri: 323 dall’ULSS 9 Scaligera e 737 dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata. In tutta la Regione, le dimissioni totali sono state 4.489. Significa che un infermiere su quattro ha lasciato il servizio. È un campanello d’allarme che non possiamo più ignorare”.
Secondo Bigon, le cause sono chiare: “Carichi di lavoro insostenibili, sotto organico cronico, stipendi che non rispecchiano la professionalità e la responsabilità del ruolo. Gli infermieri non si sentono più rispettati, né economicamente né professionalmente, e appena possono se ne vanno. Questa fuga non è solo una scelta individuale: è il segnale di un sistema che non valorizza chi ci cura”.
Il problema, sottolinea la consigliera, riguarda tutto il territorio: “Aumenta la richiesta di assistenza negli ospedali, nelle case di riposo, nell’assistenza domiciliare. E dal prossimo anno apriranno Case e Ospedali di Comunità: ma chi ci lavorerà se continuiamo a perdere personale?”.
Bigon chiede alla Regione un cambio di rotta immediato: “Serve un aumento salariale, una reale valorizzazione della figura infermieristica e una programmazione seria per formare, assumere e trattenere i professionisti della salute. Non possiamo permettere che i posti nei corsi di laurea rimangano vuoti o che i giovani guardino altrove perché il nostro sistema non è più attrattivo”.
“Gli infermieri sono la spina dorsale della sanità – conclude – se continuano ad andarsene, a pagarne il prezzo saranno i cittadini. È il momento di decidere: valorizzare chi resta o assistere al crollo del sistema”.