Centro Islamico, Associazioni Antifasciste: "A Verona patetico tentativo di odio interreligioso"

“La provincia scaligera sarà l’incubatrice del pensiero islamico integralista e terrorista. Anzi no, come non detto, si tratta solo di allarmi lanciati da un partito notoriamente ostile all’Islam. Nel giro di 24 ore, a Verona, abbiamo assistito ad un maldestro e patetico tentativo di criminalizzare un centro culturale, creare il mostro e spargere diffidenza e odio interreligioso”, così in un comunicato le associazioni antifasciste sul caso Bayan.
“Lunedì, infatti, il quotidiano locale più diffuso dedica ampio spazio alla denuncia della eurodeputata leghista Anna Cisint, ex sindaca di Monfalcone: “Bayan”, istituto italiano di studi islamici e umanistici con sede a San Giovanni Lupatoto, sarebbe – secondo un rapporto governativo francese, “da poco desecretato” - un satellite delle reti associative islamiste ispirate dal Movimento dei Fratelli Mussulmani, finanziato con fondi provenienti dal Kuwait. “A Monfalcone e in tante città italiane”, dice la Cisint, “moschee e scuole coraniche operano nell’ombra, prive di controllo e regolamentazione, spesso risacche di illegalità e predicazione dell’odio verso l’Occidente. Oggi, la novità si nasconde dietro la facciata di presunti istituti di formazione, il cui vero scopo è quello di ripulire l’immagine dell’Islam più radicale, mentre lentamente si insinua nelle nostre istituzioni e nella nostra società”. La denuncia dell’on. Cisint viene ripresa il giorno stesso in una conferenza stampa che gli esponenti leghisti Borchia, Zavarise e Rigo tengono a Palazzo Barbieri. Il quotidiano locale ne dà conto il giorno dopo, ma rendendo giustizia – nella stessa pagina - a “Bayan”, che è realmente un centro di cultura aperto, trasparente e multiculturale, che sta cercando di ottenere l’accreditamento ministeriale come università, al pari delle numerose università cattoliche già operanti in Italia”, prosegue il com unicato.
“Ma proviamo a fare chiarezza: l’on. Cisint ha preso le mosse da un rapporto – come si legge sul sito del Ministero degli Interni francese – che è frutto del lavoro di un “gruppo di alti funzionari del Ministero, incaricato nell’aprile 2024 di condurre un lavoro approfondito per documentare la realtà dell’islamismo politico”. Nessun segreto “desecretato” dei servizi segreti. Piuttosto una sintesi abbastanza superficiale che contiene informazioni e nomi già molto noti a chi si occupa di Islam politico in Europa. Un lavoro commissionato dal governo di minoranza di centrodestra che governa il vicino paese d’Oltralpe: più precisamente dal ministro Bruno Retailleau, esponente dei Républicains e più precisamente di quella frazione di destra che strizza l’occhio all’estrema destra di Marine Le Pen. Ci siamo presi la briga di leggerlo tutto, questo rapporto, che attacca frontalmente il concetto stesso di islamofobia, descrivendolo come frutto di vittimismo degli islamici e di una strategia di infiltrazione dei Fratelli Mussulmani nelle istituzioni e nella legislazione dell’Unione europea. Il capitolo 2.2. indica i paesi nei quali il Movimento dei Fratelli Mussulmani, partendo dalla Francia, starebbe espandendo la propria influenza in diversi paesi del Vecchio continente: sono descritti in appositi paragrafi i casi del Belgio, dell’Austria, della Germania, del Regno Unito, i paesi balcanici, l’Olanda, la Svezia e la Danimarca; non è citata l’Italia. L’unico riferimento a Verona (e uno dei pochi all’Italia), in tutte le 75 pagine del rapporto, si trova in fondo a pagina 31 e recita testualmente: Il primo IESH (Istituto Europeo di Scienze Umane) si trova vicino a Château-Chinon (dipartimento 58, Francia). È stato il modello pilota per altri sei IESH creati successivamente in Europa, grazie al lavoro di coordinamento di Mohamed KARMOUS, cittadino svizzero: altri due in Francia (a Saint-Denis e in Alsazia), due nel Regno Unito (in Galles e a Birmingham), uno a Francoforte in Germania e infine uno a Helsinki in Finlandia. Attualmente, gli istituti britannico e alsaziano non sono più in attività. Un ottavo IESH è previsto a Verona (Italia). L’Istituto Italiano di Studi Islamici e Umanistici, chiamato Bayan, ha beneficiato di finanziamenti kuwaitiani attraverso l’International Islamic Charity Organisation. L’istituto aspira a diventare il principale centro di formazione per imam in Europa e rilascerebbe un diploma di insegnamento professionale a beneficio delle scuole e dei centri islamici europei. Tutto qui: il nulla, dentro ad un discutibile rapporto di natura politica più che scientifica; ma abbastanza per montare un caso, con la conseguente creazione di paure, diffidenza, ostilità, muri e barriere. L’estremismo islamico è una cosa seria, al pari di tutti gli altri estremismi e integralismi. In Italia, le forze dell’ordine e la magistratura hanno dimostrato, a partire dalla fine del secolo scorso, di saperlo tenere sotto controllo e di prevenire le infiltrazioni pericolose. Lo dimostra il bassissimo numero di attentati subìti dal nostro Paese, a confronto di altri Paesi della Ue e del Regno Unito. Ma un conto è tenere alta la vigilanza contro ogni deriva violenta, e un altro è criminalizzare per intero fedi religiose e loro fedeli. Inoltre, è proprio l’approccio multiculturale ad essere il migliore strumento di contrasto “ambientale” alla radicalizzazione estremista: ed è un approccio che, nonostante la xenofobia e il razzismo dilaganti, riesce in qualche modo a condizionare ancora il rapporto tra le diverse componenti della popolazione residente in Italia. Anche oggi, come dopo l’apparizione delle scritte naziste davanti al Centro islamico di San Bonifacio, manifestiamo la nostra solidarietà nei confronti delle persone di fede islamica residenti nella nostra provincia e in particolare a quanti, nella comunità islamica, lavorano e studiano ogni giorno per creare ponti con altre culture, fedi e persone. Diciamo basta allo scandalismo, al razzismo e alla xenofobia” concludono le Associazioni Antifasciste veronesi.