I 5 referendum: Sinistra Italiana spiega i motivi del sì

L’8 e 9 giugno l’Italia è chiamata alle urne per cinque referendum abrogativi, quattro riguardano il lavoro e uno la cittadinanza.
I cinque quesiti, in sintesi:
Primo quesito. Vuole spazzare via il Jobs Act, quel pacchetto di norme che, dal 2015, ha privato milioni di lavoratori assunti dopo il 7 marzo della reintegrazione in caso di licenziamento illegittimo, sostituendola con un misero indennizzo. L’obiettivo è ridare a tutti la tutela dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, ripristinando la reintegra come regola generale contro i licenziamenti ingiusti.
Secondo quesito. Interviene sulle piccole imprese (meno di 16 dipendenti). Oggi, in caso di licenziamento illegittimo, il risarcimento ha un tetto massimo ridicolo. Il referendum vuole eliminarlo, lasciando al giudice la libertà di stabilire un indennizzo adeguato, capace di disincentivare i datori di lavoro senza scrupoli.
Terzo quesito. Si occupa di lavoro a termine. Basta contratti precari “senza causale”, usati come clava in una giungla. Il referendum vuole reintrodurre l’obbligo di giustificare il ricorso al termine, mettendo un freno all’abuso che coinvolge milioni di persone.
Quarto quesito. Riguarda la sicurezza negli appalti. Oggi i committenti spesso si lavano le mani in caso di infortuni sui rischi specifici. Il referendum vuole rendere la responsabilità solidale, obbligando i grandi committenti a scegliere appaltatori seri e a vigilare sulla sicurezza, per ridurre incidenti e morti sul lavoro.
Quinto quesito. Sulla cittadinanza: è un passo di civiltà. Per troppe persone che nel nostro Paese vivono, crescono, studiano e lavorano, l’Italia è casa ma non patria legale. Il referendum mira a dimezzare da 10 a 5 anni il tempo di residenza necessario per chiedere la cittadinanza per chi è maggiorenne.
“La posta in gioco è alta e lo si capisce dai silenzi radiotelevisivi pubblici e dagli inviti all’astensione da parte della maggioranza di governo. All’assalto alla democrazia si sta rispondendo con le piazze e con la partecipazione. La mobilitazione è essenziale. Vogliamo che il lavoro sia sicuro e dignitoso per tutte e tutti, con tutele certe e senza la paura del licenziamento ingiusto. Vogliamo eliminare la precarietà, e quindi più stabilità nel lavoro. Vogliamo che la sicurezza sia una priorità, in ogni cantiere e in ogni appalto. E, ripetiamo, che chi vive e lavora in Italia da anni abbia finalmente la cittadinanza e il pieno riconoscimento dei propri diritti. Votare Sì è voler far sì che la politica protegga le persone e sia fatta di vera partecipazione e democrazia. Quindi l’8 e 9 giugno andiamo a votare e votiamo Sì” afferma il comunicato inoltrato da Verona Comune, Sinistra Civica Ecologica.