Politica di Redazione , 02/11/2024 14:30

Sanità nel Veronese, Bigon: "Emorragia inarrestabile di personale"

Liste d’attesa in sanità

"Quella che si sta verificando nel sistema sanitario pubblico del territorio veronese è un'emorragia inarrestabile in termini di personale. Basti pensare ai medici che negli ospedali rassegnano le dimissioni volontarie o cessano per pensionamento e che vengono sostituiti da personale non di nuova assunzione ma già operante in altre strutture. Con un gioco da tamponi di emergenza che di certo non serve ad arrestare l'emorragia". La denuncia è della consigliere regionale veronese del Pd, Anna Maria Bigon.

"Con una recente delibera la Giunta regionale ha aumentato, con uno stanziamento triennale di 52 milioni di euro l'anno, le risorse per la retribuzione dei sanitari. Una somma, attinta dal Fondo sanitario nazionale, che però non consente nuove assunzioni e non sposta la posizione del Veneto nelle classifiche tra Regioni in fatto di spesa sanitaria. La nostra Regione, secondo i dati della Ragioneria dello Stato in riferimento al 2022, si ritrova all'ultimo posto per quanto riguarda le retribuzioni medie complessive del personale sanitario non dirigente, con 29.180 euro. E questo si incrocia con uno scenario nazionale nel quale la spesa per la prevenzione è crollata tra 2022 e 2023 del 18,6% (Fonte: Gimbe) e dal quale emerge che nei prossimi anni gli aumenti di risorse del Fondo Sanitario Nazionale (che raggiungerà i 136,5 miliardi di euro nel 2025, 140,6 miliardi nel 2026 e 141,1 miliardi nel 2027) verranno assorbiti dai rinnovi di contratti già scaduti del personale sanitario".

Bigon fa quindi appello alla Regione: "Deve fare la voce grossa con il Governo Meloni, perché se non recuperiamo i 3.500 medici e i 4.000 infermieri mancanti in Veneto, non riusciremo neppure ad attivare nel Veronese le 19 Case e i 7 Ospedali di Comunità previsti. E non si riuscirà nemmeno a recuperare sulla gigantesca lista d'attesa per l'inserimento di ben 10.000 persone fragili nelle case di riposo in Veneto, di cui 1.750 a Verona. Infine, sarà impossibile attivare gli hospice il numero di posti letto previsti dalla normativa. La politica da braccino corto voluta dal governo veneto sta producendo il disfacimento del sistema: indispensabile un cambiamento radicale di rotta, altrimenti non si farà altro che favorire il privato".