Politica di Redazione , 31/08/2024 11:00

Il sindaco di Soave Matteo Pressi: "Governo chieda commissario Ue all'agricoltura italiano"

Matteo Pressi
Matteo Pressi

In queste ore è in corso un serrato dibattito a livello europeo circa la composizione della futura Commissione che, come certificato dal Parlamento di Bruxelles, sarà guidata anche per i prossimi cinque anni dalla presidente uscente Ursula Von der Leyen. Riflessioni e trattative, quindi, che investono tutte le principali cancellerie del vecchio continente ed i relativi governi.

Il dibattito, per la sua importanza, è foriero anche di ricadute locali, con alcune proposte che giungono dal basso e che si rivolgono al Governo guidato da Giorgia Meloni. E' il caso della proposta lanciata dal sindaco di Soave Matteo Pressi, il quale, forte della rappresentanza di un sistema produttivo, quello della DOC vinicola, che ogni anno genera un giro d'affari di diverse centinaia di milioni di euro dando sostentamento a migliaia di famiglie nel veronese, si rivolge direttamente alla premier per spingere l'Italia a chiedere maggiore voce in capitolo sulla gestione delle politiche agricole comunitarie dei prossimi anni.

Così il sindaco di Soave, Matteo Pressi: "Non intervengo solo come rappresentante di una comunità, ma di un intero sistema produttivo che conta oltre 6300 ettari vitati, 2870 viticoltori, 190 cantine autogestite e 50 imbottigliatori, i quali generano un fatturato di diverse centinaia di milioni di euro l'anno che contribuisce al successo del PIL nazionale>>, esordisce Pressi, secondo il quale <<in queste settimane il Governo è impegnato nel richiedere la nomina di un esponente italiano all'interno della Commissione, con deleghe finanziarie come il bilancio o la fiscalità. Materie certamente importanti, ma credo che l'Italia dovrebbe chiedere con forza di assumere la responsabilità anche delle politiche agricole comunitarie".

Il ragionamento, come evidenzia Pressi, nasce dalla constatazione per la quale: "il settore primario è fortemente toccato dalle scelte dell'UE. Il green new deal può essere una grande occasione ma così com'è mette a dura prova la sopravvivenza di molte imprese agricole. Per non parlare dell'obbligo di mantenere incolto il 4% dei terreni: è come chiedere ad una industria di tenere ferme le catene produttive anche se ci sono le commesse", prosegue Pressi.

Che il rapporto tra UE e settore primario italiano stia vivendo momenti non felici è dimostrato anche dalla massiccia adesione offerta dalla Coldiretti nazionale alle manifestazioni che negli scorsi mesi hanno letteralmente messo a ferro e fuoco Bruxelles e Strasburgo, bloccando anche alcune città italiane con lunghi cortei di trattori, guidati da contadini esasperati.

"Questi problemi - continua Pressi - sono destinati a ripetersi. Non a caso il nostro settore primario si è mobilitato, diversamente da quello di altri Paesi. Le attuali regole penalizzano in modo particolare le colture italiane, motivo per il quale il nostro Governo dovrebbe chiedere, tra le deleghe da conferire al commissario che sarà nominato in quota all'Italia, proprio quella all'agricoltura. Abbiamo bisogno di maggiori tutele per dare tranquillità a chi ogni giorno lavora per darci da mangiare e far brillare il made in Italy nel mondo".