Politica di Redazione , 03/06/2024 9:31

10 anni dall'arresto di Galan: "Ricevuti tanti regali, ma non ho soldi nascosti"

Giancarlo Galan
Giancarlo Galan

10 anni fa scoppiò lo scandalo legato al Mose con l'arresto di Giancarlo Galan, ex presidente della Regione. Oggi vive in una casa sui Colli Berici di proprietà del fratello e in tempi recenti ha raccontato di non avere più un soldo. 

Galan patteggiò due anni e dieci mesi di reclusione e gli vennero confiscati 2,6 milioni di euro, Villa Rodella sui Colli euganei compresa. La procura gli contestava di aver ricevuto uno stipendio di circa un milione all'anno dall'allora presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati. Galan ha sempre respinto ogni accusa. Oggi al ‘Gazzettino’ ha detto: “Tornassi indietro mi difenderei a processo, facendo i nomi di chi, a Roma, per Forza Italia, si occupava del Mose. Racconterei di quella volta che ho mentito per aiutare Silvio Berlusconi, sostenendo di aver assistito ad un colloquio con l'allora presidente egiziano Mubarak, nel corso del quale si era parlato di una nipote che si chiamava Ruby: colloquio mai avvenuto. Con il patteggiamento per il Mose hanno ottenuto che non parlassi, per difendere l'establishment”.

Tornando al caso Mose, Galan aggiunge: "Non ho mai preso un euro da Mazzacurati, non c'è alcun tesoro, non ho soldi nascosti. Cosa dovrei aspettare per godermeli? Fare la bella vita al camposanto? Sul caso Mose hanno mentito tutti. Mazzacurati si è messo in tasca un sacco di soldi. Minutillo e Baita non mi hanno perdonato di non aver sostenuto la candidatura a presidente di Renato Chisso (ex assessore regionale, anche lui coinvolto nello scandalo Mose, ndr) e di non aver affidato i lavori della Pedemontana alla società Mantovani. Minutillo fu da me allontanata quando scoprii da dove venivano i soldi con cui si comperava abiti lussuosi. Ho una mia teoria sul perché il sistema Mose, dopo tanti anni senza problemi, finì sotto inchiesta: è successo tutto quando Baita decise di aggiudicarsi appalti a Milano, "invadendo" il territorio di Impregilo che, anni prima, aveva ceduto per poco a Mantovani la sua quota del Consorzio Venezia Nuova: secondo me è stato vissuto come violazione di un patto".

L'ex Governatore di Forza Italia ha poi aggiunto: “Sono stato un coglione a fidarmi dei miei collaboratori, a non ascoltare chi mi aveva messo in guardia. Non mi accorgevo di nulla. Ma non è vero che mi ero montato la testa: mi sono reso conto tardi del potere che avevo”.