Economia di Redazione , 05/11/2025 10:21

FALSO MADE IN ITALY | Allarme in Veneto: sequestri quintuplicati nel settore moda

Azienda nel settore della moda
Azienda nel settore della moda

È un segnale d’allarme che non può essere ignorato: in soli due anni i sequestri per contraffazione in Veneto sono triplicati, e nel comparto moda addirittura quintuplicati.
Un’escalation che racconta la crescita di un mercato parallelo – sommerso, criminale e spietato – che colpisce il cuore pulsante del Made in Italy, minando credibilità, trasparenza e legalità delle filiere produttive.

L’ultimo episodio, il sequestro di oltre 1.900 capi d’abbigliamento falsi pronti per la vendita con marchi contraffatti, è solo la punta dell’iceberg. A confermare la tendenza è il Rapporto Iperico 2024 del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che fotografa un boom di sequestri nel tessile-abbigliamento proprio mentre il settore registra calo di addetti e ricorso crescente alla cassa integrazione.
In Veneto è già attivo un tavolo di crisi della moda e un protocollo per la legalità, nati per arginare infiltrazioni e tutelare il valore delle produzioni locali.

I numeri parlano da soli:

Abbigliamento: da 137 sequestri nel 2022 a 637 nel 2024, per 34.000 capi e un valore di oltre 600mila euro.

Accessori: da 84 a 301 sequestri in due anni, 21.000 pezzi recuperati.

Occhialeria: da 17 a 81 sequestri, 2.000 articoli.

Calzature: sequestri triplicati, con oltre 50.000 euro di valore stimato.

Una crescita che, come sottolinea Mario Colombo, presidente del Gruppo Mestiere Abbigliamento di Confartigianato Imprese Veneto, mostra “quanto la rete del falso sia ormai radicata anche nelle regioni simbolo della manifattura di qualità”. “Il falso cresce più rapidamente del mercato legale – afferma Colombo – e danneggia i piccoli brand indipendenti, falsificando il mercato della produzione e della vendita. Chi compra un prodotto contraffatto tradisce l’intero sistema del Made in Italy, alimentando sfruttamento e concorrenza sleale”.

Ma la risposta, secondo Confartigianato, non può essere solo repressiva. Serve un nuovo patto di trasparenza lungo tutta la filiera.
Per questo la federazione veneta guarda con favore all’introduzione della Certificazione unica di conformità delle filiere della moda, prevista nel Ddl annuale Pmi approvato dal Senato. “È un passo importante – spiega Katia Pizzocaro, presidente della Federazione Moda di Confartigianato Veneto – ma dev’essere uno strumento di valore, non un peso burocratico. Deve riconoscere e premiare chi lavora nel rispetto delle regole, chi garantisce tracciabilità e dignità alle proprie produzioni”.

La Pizzocaro aggiunge: “Le piccole imprese non sono anelli della filiera, ma pilastri della manifattura italiana. La certificazione deve valorizzare l’intero sistema, non solo il marchio o il prodotto finale”. Un appello chiaro, quello di Confartigianato Veneto, che invita a proteggere il Made in Italy autentico con regole, controlli e cultura della legalità. Perché ogni falso non è solo un reato economico: è un tradimento al lavoro, alla creatività e all’anima dell’artigianato italiano.