Economia di Redazione , 08/02/2025 8:50

Export veneto, più danni dalla crisi tedesca che dai dazi

Export Veneto

La crisi economica che ha colpito la Germania negli ultimi due anni ha comportato un danno pari a 662 milioni di euro per il sistema produttivo veneto. Nel 2023, il valore delle nostre esportazioni verso il mercato tedesco è diminuito di 90 milioni, mentre nei primi nove mesi del 2024 (periodo in cui abbiamo i dati disponibili) la contrazione è stata di ben 572 milioni. Praticamente una caduta verticale. Pertanto, sebbene numerosi imprenditori e l'opinione pubblica in generale esprimano una marcata preoccupazione per le conseguenze negative che l'introduzione dei dazi da parte dell’Amministrazione Trump potrebbe arrecare alle nostre imprese esportatrici, la crisi tedesca degli ultimi due anni ha già generato e potrebbe continuare a produrre danni più gravi. Infatti, non si può escludere che, come avvenne nel 2019 a seguito dell'implementazione delle barriere commerciali sempre introdotte da Trump[1], le ripercussioni commerciali negative possano risultare meno gravose di quanto ipotizzato. È vero che nel 2020 le vendite delle imprese venete negli Stati Uniti sono diminuite di 79 milioni; tuttavia, è probabile che tale calo sia stato principalmente influenzato dal crollo del commercio mondiale causato dall'insorgere della pandemia, piuttosto che dai dazi "innalzati" dal governo statunitense. A segnalarlo è l’Ufficio studi della CGIA.

·        Dazi: si stimano danni da 300 milioni. Occhiali, vini e gioielli i prodotti più penalizzati

Secondo l’OCSE, l’eventuale introduzione di dazi al 10 per cento sull’intera gamma dei prodotti e dei servizi importati dall’UE, provocherebbe una riduzione in termini economici delle esportazioni italiane verso gli USA pari a 3,5 miliardi di euro che salirebbe a 10/12 miliardi nel caso l’aliquota fosse elevata al 20 per cento.  Per il Veneto la contrazione delle vendite nel mercato statunitense potrebbe provocare nel primo caso un danno di 300 milioni di euro e nel secondo caso di circa 1 miliardo. Quasi sicuramente i settori più penalizzati sarebbero quelli che ad oggi hanno un tasso di penetrazione nel mercato statunitense più significativo. Ricordiamo, infatti, che a fronte di 7,5 miliardi di prodotti veneti venduti nel 2023 negli USA, 1,4 miliardi erano riferiti all’occhialeria, 614 milioni alle bevande (in particolare vini) e 581 milioni a gioielli, pietre preziose e bigiotteria (vedi Tab. 1). A fronte di queste tipologie merceologiche, è evidente che per quanto riguarda l’occhialeria è a rischio la provincia di Belluno, in merito alle bevande (in particolare vini, ovvero prosecco e amarone) segnaliamo Treviso e Verona e in virtù dei prodotti di lusso Vicenza.

·        Lombardia, Emilia Romagna e Toscana le più a rischio

Le aree regionali più vocate all’export verso gli USA sono la Lombardia (14,2 miliardi), l’Emilia Romagna (10,4) e la Toscana (9,1). Il Veneto con 7,5 miliardi è al quarto posto. Complessivamente, la quota esportata dalle aziende venete sul totale nazionale verso gli USA è pari all’11,3 per cento. Tra il 2022 e il 2023 il Veneto ha visto scendere il valore commerciale delle vendite verso gli USA di 472 milioni di euro (-5,9 per cento). Dopo Marche (-30,2 per cento) e Friuli Venezia Giulia (-25,1 per cento) siamo la regione italiana che ha subito la contrazione percentuale più elevata.

·        Oltre ai dazi e la crisi tedesca preoccupa anche il caro energia

Gli aumenti del prezzo del gas registrati nelle prime settimane di quest’anno non lasciano presagire nulla di buono. Nel 2025 le bollette potrebbero costare all’intero sistema imprenditoriale del Veneto ben 1,5 miliardi di euro in più rispetto al 2024, pari a un aumento del 19,3 per cento. In totale, la spesa complessiva dovrebbe toccare 9,5 miliardi: di questi, 7,1 sarebbero per l’energia elettrica e 2,4 per il gas. Queste stime si basano su un’ipotesi del prezzo medio dell’energia elettrica nel 2025 di 150 euro per MWh e del gas a 50 euro per MWh; mantenendo così una proporzione di tre a uno tra le due tariffe, come si è verificato nei due anni precedenti. Per quanto riguarda i consumi, si è fatto riferimento ai dati del 2023 e si è ipotizzato che rimangano costanti anche nei successivi due anni[2]. In buona sostanza, tra le preoccupazioni legate ai dazi, gli impatti della crisi in Germania e l'aumento dei costi energetici, il panorama complessivo continua a presentarsi con sfumature piuttosto cupe.