Cronaca di Redazione , 15/10/2025 9:40

Il fischio e l'esplosione: l'epilogo sanguinoso della storia di una famiglia in rovina

Casa esplosa a Castel d’Azzano
Casa esplosa a Castel d'Azzano

Un rumore come di un fischio, poi l'innesco di una molotov, quindi l'esplosione. E tre carabinieri morti in servizio, mai così tanti dalla strage di Nassiriya. Tutto per eseguire nella notte tra lunedì e martedì una perquisizione in una casa di Castel d'Azzano, in vista di uno sgombero abitativo. Gli inquilini dell'immobile, i tre fratelli Franco, Dino e Maria Luisa Ramponi, agricoltori e allevatori con problemi finanziari e ipotecari, su questo conducevano un braccio di ferro da due anni.

L'anno scorso erano saliti sul tetto della casa minacciando di farla esplodere. In passato la sorella si era cosparsa di amuchina. E, a quanto si ricostruisce, sarebbe stata lei ad accendere l'innesco - probabilmente una molotov - da cui è partita l'esplosione. È rimasta ustionata ed è stata ricoverata in ospedale, mentre i fratelli - nascosti in cortile - hanno tentato di darsi alla fuga. Uno, Dino, è stato fermato subito, mentre il maggiore, Franco, è stato rintracciato nei campi circostanti e arrestato.

Sono morti il brigadiere capo qualifica scelta Valerio Daprà, 56 anni, il carabiniere scelto Davide Bernardello, 36 anni, e il luogotenente Marco Piffari, 56 anni. Altri 13 gli uomini dell'Arma rimasti feriti, su un totale di 27, nessuno in pericolo di vita, conteggiati all'Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona (compresi anche tre poliziotti e un vigile del fuoco). Avranno funerali di Stato, mentre la Regione Veneto ha decretato il lutto regionale e il Comune di Castel d'Azzano sei giorni. Le giornate di lutto nazionale sono due: ieri e il giorno delle esequie, da definire in base alle tempistiche dell'autopsia.

Per la Benemerita è il momento più tragico in oltre vent'anni: "Non abbiamo così tante perdite dalla strage del Pilastro e da Nassiriya", sottolinea il comandante generale Salvatore Luongo, arrivato a Verona per incontrare i feriti al Comando provinciale e poi, insieme al ministro Guido Crosetto, negli ospedali del territorio.

È l'epilogo, sanguinoso, di una storia di emarginazione e rovina familiare iniziata anni fa. I fratelli Ramponi erano nati in quella casa e avevano continuato a viverci dopo la morte dei genitori. Proprietari di diversi terreni, che erano stati messi all'asta e venduti per far fronte a un mutuo ipotecario, si erano trovati a contare solo sull'abitazione - senza allaccio alla corrente elettrica - e sull'ultimo campo, in cui pascolavano una trentina di mucche che davano loro i mezzi di sussistenza. Contestavano che il mutuo fosse stato siglato da una firma falsa.

Di recente le immagini dei droni avevano catturato alcune molotov sul tetto dell'abitazione. Da lì la decisione di procedere con una perquisizione alla ricerca di armi ed esplosivi. Ma mentre i carabinieri si stavano approcciando al primo piano, è stata innescata l'esplosione. Di più, sulle dinamiche, si cercherà di capire anche dalle bodycam, come ha confermato il procuratore di Verona Raffaele Tito. L'unica certezza del magistrato, visibilmente colpito sul luogo della strage, è sulla volontarietà del gesto: "Stiamo valutando se effettivamente c'è strage, valuteranno i carabinieri, sicuramente è un omicidio premeditato e volontario". Nell'abitazione c'erano almeno 5 o 6 bombole del gas.

La procura di Verona disporrà l'autopsia sui corpi dei tre carabinieri uccisi. Secondo quanto si è appreso, l'esame verrà conferito oggi, in modo da permettere la celebrazione dei funerali entro la fine della settimana. I funerali di Stato si terranno nella Basilica di Santa Giustina a Padova.