Tumulto Pride, la destra alza la voce: Scene indecorose

Non è passata inosservata la “provocazione” di qualche partecipante al corteo “Tumulto Pride” che sabato ha attraversato le vie di Verona partendo dalla stazione.
“Le immagini del Tumulto Pride andato in scena a Verona parlano da sole: persone in mutande per strada, travestimenti con maschere da animali e scene che nulla hanno a che vedere con il rispetto del decoro pubblico” tuona il deputato di Fratelli d'Italia, Marco Padovani che aggiunge: “Tra i protagonisti, ancora una volta, anche il presidente del Circolo Pink di Verona. E qui nasce una domanda legittima: per il sindaco Tommasi tutto questo va bene? È questa l’immagine che vuole dare della nostra città al mondo?”.
“Verona non merita di essere ridotta a palcoscenico di provocazioni. Il sindaco Tommasi non può far finta di niente: prenda posizione e dica chiaramente se condivide o no questo spettacolo. Noi crediamo che i veronesi abbiano altre priorità: sicurezza, pulizia, servizi. Non questo spettacolo da circo che l’amministrazione continua ad avallare” conclude Padovani.
Presa di posizione anche del consigliere regionale del Gruppo Misto, Stefano Valdegamberi:
"Alcuni dei promotori del Gay Pride di Verona, tra cui il Circolo Pink e altre realtà associative, si presentano come paladini della lotta contro ogni forma di discriminazione. Tuttavia, ritengo opportuno segnalare alcune contraddizioni tra i principi che dichiarano di sostenere e i comportamenti che ho personalmente riscontrato.
Negli ultimi mesi, nell’organizzare eventi culturali che presentano visioni diverse da quelle dominanti in certi ambienti, ho subito pressioni, ostacoli e tentativi di censura. Un caso emblematico è quello legato alla presentazione del libro del generale Roberto Vannacci: dopo vari tentativi annullati, sono stato costretto a spostare l’iniziativa nel Comune di Tregnago, in Val d’Illasi, con notevoli disagi organizzativi ed economici.
Ed è ancora più grave che, oltre a questi ostacoli, io sia stato perfino querelato da alcune di queste realtà – proprio da coloro che in pubblico si presentano come difensori dei diritti, del dialogo e della libertà di pensiero. Una contraddizione evidente e preoccupante.
Io non ho mai impedito a nessuno di esprimere le proprie idee, anche se radicalmente diverse dalle mie. Mai ho ostacolato manifestazioni, boicottato eventi o tentato di zittire opinioni opposte. Al contrario, credo che il confronto civile e aperto sia alla base della democrazia. Eppure, chi rivendica libertà e inclusione spesso è il primo a praticare l’intolleranza verso chi non si allinea.
Ritengo inoltre che forme espressive eccessivamente provocatorie o caricaturali, come certi carri o abbigliamenti volutamente esibizionistici durante il Pride, non rappresentano l’intera comunità LGBTQIA+ e anzi rischiano di rafforzare stereotipi anziché combatterli. A dirlo non sono solo io, ma anche diversi amici e conoscenti omosessuali che si sentono non rappresentati da questo tipo di manifestazione e che auspicano un approccio più sobrio e rispettoso della sensibilità altrui.
Il vero fascismo è di chi mette il bavaglio al pensiero altrui.