Caccia, Confagricoltura Verona: "Bene la riforma della legge"

Con l’audizione delle associazioni agricole, ieri l’ottava e la nona commissione del Senato hanno avviato il ciclo di audizioni sulla riforma della legge sulla caccia. Le modifiche vedono favorevoli Confagricoltura Verona. Giuseppe Ederle, presidente provinciale e regionale dell’Ente Produttori selvaggina (Eps), che aderisce a Confagricoltura, plaude a un cambiamento di rotta dopo trent’anni di stallo.
“La vecchia legge è del 1992 – spiega Ederle, da pochi giorni rinominato vicepresidente nazionale dell’ente, a fianco del presidente Martin Ganner – e andava assolutamente rivista, con una legislazione in linea con quelle che sono le esigenze attuali. Sono state recepite molte richieste da noi avanzate da tempo, a partire dalla possibilità che l’attività faunistica, esercitata nei fondi agricoli, possa far parte integrante del reddito d’impresa. La legge vede, inoltre, un coinvolgimento maggiore del concessionario nell’organizzazione dei piani di controllo all’interno delle aziende faunistiche, cioè le riserve di caccia. Molte bene, inoltre, l’eliminazione della scelta esclusiva. I cacciatori potranno, infatti, scegliere liberamente le forme di caccia, senza essere vincolati a una sola opzione. Insomma, vediamo dei passi in avanti verso l’integrazione dell’attività venatoria con quella agricola e il riconoscimento della gestione faunistica. Unico nodo irrisolto, il divieto di caccia nel demanio marittimo, ma siamo certi che verrà superato”.
Tra i principali compiti dell’Ente produttori selvaggina c’è, infatti, l’integrazione dell’attività venatoria e agricola, con l’obiettivo di consolidare il valore della multifunzionalità e il ruolo centrale dell’attività d’impresa. “Bisogna che l’attività venatoria venga sempre più collegata alla gestione della proprietà – rimarca Ederle, che vanta una lunga esperienza in gestione e pianificazione faunistico venatoria -, con una collaborazione e un rispetto reciproco volti a preservare un buon equilibrio ambientale. Stiamo assistendo a un forte incremento della fauna ungulata, soprattutto nelle zone collinari e montane, in conseguenza dell’abbandono dei terreni. Perciò c’è bisogno dell’attività di caccia di selezione di queste specie”.