Cronaca di Redazione , 26/06/2025 16:15

Radicamento mafia a Verona, Zivelonghi: "Non si può sottovalutare il fenomeno"

Zivelonghi
Stefania Zivelonghi

In Commissione 5°, presieduta da Chiara Stella, è stato tratteggiato oggi il quadro della presenza mafiosa nell’economia provinciale grazie all’intervento di Cosimo Mancini, Vice Questore della Dia di Padova, che ha presentato la Relazione semestrale della DIA al Parlamento (1° e 2° semestre 2024) e di Pier Paolo Romani, coordinatore nazionale di Avviso Pubblico, l’associazione di enti pubblici per il contrasto ai fenomeni mafiosi.

In provincia di Verona vi sono 113 beni e 8 aziende confiscate, che insistono su 17 Comuni della provincia, collocati in diverse parti del territorio, Verona Comune incluso. Sono state più di 30 le interdittive antimafia emesse dalla Prefettura di Verona negli ultimi tre anni, che hanno riguardato aziende, spesso legate alla ‘ndrangheta calabrese, operante nei settori delle costruzioni, dei trasporti, della logistica, del turismo e ristorazione, dell’intermediazione di manodopera. La provincia di Verona, secondo i dati dell’Unità di Informazione Finanziaria di Banca d’Italia, con 2.177 segnalazioni di operazioni finanziarie sospette, indicatori di riciclaggio, è la prima provincia del Veneto.

“L’amministrazione – ha spiegato Stefania Zivelonghi, assessora alla Sicurezza e alla Legalità - segue con attenzione il tema della criminalità organizzata: dalla promozione della consapevolezza del fenomeno che pervade i nostri territori ad azioni più specifiche come la richiesta di una sede della DDA a Verona, che risale ad un anno fa. Ricordo che a margine della cerimonia di celebrazione del 251esimo anniversario della Guardia di Finanza il colonnello, Italo Savarese, ha tratteggiato un quadro di quelle che sono le infiltrazioni mafiose e le connessioni con l’economia locale. Verona è una città economicamente vivace e dinamica, come riscontrano in molti e questo ci rende orgogliosi, ma non bisogna perdere di vista i risvolti negativi che tutto ciò comporta. Non si può sottovalutare il fenomeno ed è perciò importante presidiare la legalità sul territorio con tutti gli strumenti indispensabili”.

Uno tra questi anche l’attenzione per la legalità in tutti i suoi risvolti che ha indotto il Comune di Verona a istituire una delega apposita nel momento del varo della Giunta.

La relazione è stata illustrata alla Commissione da Cosimo Mancini, Vice Questore della Dia di Padova che ha sottolineato come “il Veneto sia considerato un’area molto attrattiva per la sua vivacità economica. Negli ultimi anni, la conoscenza del fenomeno ha fatto un deciso passo in avanti con due indagini, entrambe facenti riferimento al territorio veronese. Una, condotta dalla Polizia di Stato, chiamata Isola Scaligera, e un'altra condotta dai Carabinieri, Taurus. Esse hanno colpito espressioni locali della 'ndrangheta. Queste operazioni sono state estremamente significative perché sono state tutte confermate anche in sede di Cassazione. La sentenza di Cassazione di Taurus cita ‘L'esistenza di un'associazione 'ndranghetista operante tra Verona e provincia da decenni, diretta affiliazione della 'ndrangheta di Reggio Calabria’. Secondo quanto accertato dal giudizio di merito, l'associazione veronese vedeva la coesistenza di famiglie di 'ndrangheta, già tutte storiche nelle zone limitrofe a Reggio Calabria, presenti qui sul territorio scaligero. Taluni componenti di dette famiglie si erano spostati dalle terre di origine a metà degli anni '80”.

Una presenza più che trentennale quindi, quella mafiosa nella provincia scaligera come ha evidenziato anche Pierpaolo Romani, Coordinatore nazionale di Avviso Pubblico che ha aggiunto “A Verona vi è un radicamento almeno trentennale di cosche della ‘ndrangheta provenienti dalla provincia di Reggio Calabria e Crotone, come hanno attestato diverse inchieste giudiziarie, e non mancano propaggini di altri gruppi di criminalità organizzata, sia italiana che straniera. Nel veronese si deve prestare molta attenzione ai flussi di capitali che giungono. Oggi le mafie, pur non avendo abbandonato l’esercizio della violenza e dell’intimidazione, operano prevalentemente come imprese e come banche, in modo silente, utilizzando soprattutto la corruzione così da non spaventare nessuno, contrariamente a quello che succederebbe se venisse compiuto uno omicidio o una strage. La scoperta della presenza mafiosa sul territorio scaligero e veneto emerge principalmente da inchieste sui reati fiscali e sui reati collegati al traffico di sostanze stupefacenti”.