Cronaca di Redazione , 18/06/2025 10:00

Medici di base, primo bando 2025: solo in 15 accettano l'incarico nel Veronese

Medico
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Il primo bando del 2025 per medici di base (il primo per il nuovo profilo di “ruolo unico”) si è concluso in modo molto deludente. Se ad inizio aprile erano 354 gli incarichi vacanti nel veronese, e alla chiusura dei termini del bando, il 13 maggio, risultavano presentate soltanto 35 domande, dopo la convocazione in servizio (il 28 maggio) i medici che hanno accettato effettivamente l’incarico sono soltanto 15. Di conseguenza, il conteggio ufficiale degli incarichi vacanti, aggiornato al 10 giugno 2025, è di 339 incarichi vacanti.

Gli incarichi rimasti vacanti sono 106 nel Distretto 1, comprendente capoluogo, comuni della prima cintura e Lessinia (-8 rispetto ai 114 all’inizio della procedura); 63 nel Distretto 2 dell’Est veronese (-3); 67 nel distretto 3 della Pianura (-2); 103 nel Distretto 4 del Lago (-2).

I “nuovi” medici sono: un medico già titolare di incarico che aveva fatto domanda di trasferimento (che quindi nuovo non è; le domande di questo genere erano 6 in tutto); 2 medici inseriti in graduatoria regionale (le domande erano 6, quindi in 4 hanno rinunciato all’incarico); 1 diplomato, che ha accettato il posto; 11 corsisti (erano 22 in graduatoria), di cui 1 del terzo anno, 5 del secondo e 5 del primo. Vale a dire che, tra i corsisti che avevano presentato domanda, hanno rinunciato 1 del terzo anno, 5 del secondo anno e 5 del terzo anno.

“Questi dati dimostrano due cose - dichiara il segretario generale dello Spi Cgil Verona Adriano Filice - la prima, è che nemmeno il nuovo sistema del medico di ruolo unico sia sufficiente a risalire la china dei disagi e delle difficoltà riscontrate dai cittadini e dalle cittadine. In particolare per gli anziani è sempre più complicato trovare un medico non solo libero ma anche nelle condizioni di dedicare loro il tempo e le attenzioni necessarie. A ciò si aggiungono le enormi difficoltà a prenotare visite ed esami presso le strutture pubbliche di cui anziane e anziani hanno di bisogno, col risultato di spingere molte di queste persone a rivolgersi al privato (qualora sia alla portata del proprio portafogli) o, sempre più spesso, a rinunciare alle cure”.

“Il secondo ordine di considerazioni – aggiunge Filice – è che la condizione di estrema insufficienza della sanità territoriale deve portare a pensare a soluzioni più incisive. Deve essere assoluta priorità della Regione e del Governo la valorizzazione della Medicina Generale, trasformandola in una specializzazione universitaria vera e propria. Bisogna ripensare l’organizzazione degli ambulatori riprendendo lo sviluppo della medicina di gruppo integrata, clamorosamente abbandonata dalla Regione Veneto attorno al 2018 dopo i soliti annunci roboanti. E’ necessario avviare al più presto le Case di Comunità. Ribadiamo, infine, che di fronte al mancato funzionamento della medicina convenzionata non c’è altra soluzione che pensare all’assunzione diretta dei medici di base. Non possiamo permetterci di lasciare porzioni così grandi della popolazione senza assistenza primaria: mancano medici; manca l’emergenza sanitaria territoriale; l’unica soluzione per chi sta male è spesso il pronto soccorso degli ospedali, con la condanna ad attendere per ore; pagare spesso ticket salati e prendersi pure i rimbrotti del politico di turno perché si intasano le strutture. Oggi, per tutte le persone, cittadini e cittadine, pensionate e pensionati e principalmente per le anziane e gli anziani, la sanità è la vera priorità e la vera emergenza” conclude il segretario.