Comitato dopo la perizia balistica: "La morte di Moussa poteva essere evitata"

"La perizia balistica svolta sul luogo del delitto mette in luce che l’agente della Polfer indagato ha sparato tre soli colpi, e tutti ad altezza d’uomo. Dunque non sarebbero state rispettate le regole d’ingaggio e non vi sarebbe stato alcun colpo di avvertimento sparato verso l’alto. Riteniamo altresì che Moussa non sarebbe stato in grado di costituire un effettivo pericolo per un poliziotto addestrato a fronteggiare situazioni di ben più grave rischio". Lo scrive in una nota il Comitato Verità e giustizia per Moussa Diarra.
"Lungi da noi l’intenzione di sostituirci a periti e giudici - continua la nota - Crediamo nel principio della presunzione di innocenza per qualunque imputato, ma ci siamo costituitə per chiedere verità e giustizia per Moussa. Non possiamo perciò evitare di rimarcare come le narrazioni tossiche sulla “uccisione inevitabile” vengano smentite, man mano che emergono elementi dalle indagini; e come l’“assoluzione a priori” dell’agente della Polfer, annunciata dal Procuratore capo e dalla Questura poche ore dopo i fatti, sia stata, quantomeno, precipitosa e inopportuna".
"Sullo sfondo di questa tragedia, resta la domanda che speriamo trovi anch’essa una risposta con il processo: se un giovane si aggirava per la città, da più di due ore, in un possibile stato di disagio (Moussa non consumava sostanze o alcol, ma era stato sottoposto, in Libia e in Italia, a traumi psichici violentissimi), ed era già stato intercettato dalla polizia locale, perché non è stato cercato, avvicinato e preso in carico con le modalità più opportune?" chiosa la nota del Comitato.