Caso Verona Musei, Unione sindacale di base all'attacco: "Vogliamo fatti, non promesse"

"Sembrerebbe tutto risolto. Ieri, le lavoratrici e i lavoratori dei Musei Civici di Verona hanno ricevuto una comunicazione dalla cooperativa Le Macchine Celibi: i licenziamenti notificati solo due giorni prima, il 30 aprile, vengono annullati. Una vittoria? Non ancora". Lo scrivono, per Usb (Unione sindacale di base) lavoro privato Verona, Fabrizio Berti e Emanuele Caon.
“Non si gioca con la vita delle persone", dichiara Fabrizio Berti di USB. "Prima la cooperativa licenzia tutti, poi – grazie alla nostra denuncia pubblica – il Comune interviene promettendo una proroga. E, magicamente, i licenziamenti scompaiono. Ma questi giochetti sono inaccettabili”. USB chiede chiarezza e impegni concreti: quale futuro attende i Musei Civici e chi ci lavora? Ancora una volta abbiamo assistito al solito scaricabarile tra cooperativa e stazione appaltante. E ancora una volta, l’unica soluzione messa sul tavolo è una proroga: un’altra toppa provvisoria.
“Lo stato di agitazione non si ritira. Siamo pronti a proclamare scioperi», ribadisce Emanuele Caon di USB. "Lunedì 5 maggio, durante l’incontro con l’assessore al Lavoro Michele Bertucco, ci aspettiamo risposte chiare e impegni precisi. Non bastano più le promesse. Vogliamo sapere: quando verrà pubblicato il nuovo bando? Sarà finalmente applicato il contratto Federculture? E cosa c’è di vero sulle voci a riguardo della creazione di una fondazione per la gestione dei musei cittadini?”.
"La posizione di USB è netta: l’eventuale nascita di una fondazione non è un progetto culturale, ma l’ennesima operazione per privatizzare e sottrarre controllo pubblico sui beni comuni. E con la fondazione, la prossima volta che si parlerà di diritti del lavoro, il Comune potrà tirarsi indietro dicendo: Non è più nostra competenza. Esattamente ciò che già accade con la Fondazione Arena. Sentiremo sicuramente qualche esperto spiegarci che le fondazioni sono il futuro, che attraggono risorse, turisti, investimenti. Ma la realtà è un’altra: si tratta solo dell’ultimo colpo all’occupazione stabile e ai diritti, per permettere a pochi di fare profitti sulle spalle di molti".
“Il contratto Federculture? È solo un primo passo», chiarisce ancora Caon. «Un lavoratore assunto con questo contratto costa al Comune poco meno di un dipendente diretto. Questo apre la strada per una richiesta più ambiziosa: l’internalizzazione del servizio e del personale». Infine, un messaggio alla politica: «Il Comune di Verona non si definisce amministrazione di sinistra? Allora dimostri di esserlo, difendendo davvero i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Altrimenti, PD e SI dovrebbero smettere di stupirsi se l’elettorato finisce per scegliere Meloni e compagnia”.