Cronaca di Redazione , 08/04/2025 9:00

Strage Piazza della Loggia, parla la testimone: "Zorzi e Toffaloni volevano mettere una bomba"

Ombretta Giacomazzi
Deposizione Ombretta Giacomazzi (foto, Il Giorno)

Dopo la condanna a 30 anni per il veronese Marco Toffaloni, ritenuto dal tribunale dei minori di Brescia uno degli esecutori materiali della Strage di Piazza della Loggia, ieri è ripreso il processo davanti alla corte d'Assise a carico dell'altro veronese, Roberto Zorzi, anche lui accusato di essere tra coloro che piazzarono l'ordigno la mattina del 28 maggio 1974.

Al banco dei testimoni, la grande accusatrice e super teste Ombretta Giacomazzi, la cui famiglia all'epoca gestiva una pizzeria frequentata da giovani di estrema destra e già fidanzata di Silvio Ferrari, il 21enne saltato in aria una settimana prima della Strage mentre con la sua Vespa stava trasportando una bomba in centro città a Brescia.

"Ho collegato dopo anni visi a nomi e a fatti di quei tempi dopo che a lungo avevo rimosso tutto" ha spiegato la donna. "Qualche giorno dopo la morte di Silvio Ferrari un gruppo di cui facevano parte i veronesi Toffaloni e Zorzi con i bresciani si trovò in pizzeria e i componenti dissero che volevano vendicare la morte di Silvio Ferrari. Roberto Zorzi aveva detto 'quello che non ha fatto lui lo faremo noi'.

Quello che 'non aveva fatto lui' però era l'attentato al lodale Blue Note che sapevo che avrebbero voluto fare (poi non avvenuto, ndr), ma nessuno ha mai parlato di piazza. Solo dopo la Strage ho ricollegato quelle parole a piazza Loggia, ma non l'ho mai sentito direttamente dal gruppo ed è una mia supposizione" ha spiegato Ombretta Giacomazzi.

"Mi viene una rabbia addosso a quando penso a quanto sono stata stupida a non parlare allora. Io avevo iniziato a parlare nei primi interrogatori, ma il generale Delfino mi aveva attaccato dicendo che ero una bugiarda. In poco tempo mi sono trovata in carcere a Venezia dove sono stata da marzo a settembre 1975. Mi hanno sempre impedito di parlare", ha spiegato Ombretta Giacomazzi. Che ha raccontato di quando con il fidanzato Silvio Ferrari andava a Verona in una caserma dei carabinieri per incontri segreti con lo stesso Ferrari, Delfino e Toffaloni.

"Ma Roberto Zorzi a Verona non l'ho mai visto. Lo vedevo a Brescia. Lui e Toffaloni erano un po' i protagonisti" le parole di Ombretta Giacomazzi. "Delfino mi disse: 'se tu non vuoi che io trasformi il reato di reticenza in concorso in strage devi fare ciò che ti dico io. Devi cercare di coinvolgere il figlio del giudice Arcai che si chiama Andrea Arcai. Lo conoscevo di vista Andrea Arcai, ma lui non è mai stato coinvolto in nulla".

"Ho sempre avuto paura del generale Delfino fino a quando lui è stato coinvolto nel sequestro di mio suocero Giuseppe Soffiantini ed è caduto dal piedistallo sul quale è stato per tutta la carriera. Non ho comunque parlato della strage fino a pochi anni fa perché comunque Delfino era ancora vivo", ha aggiunto la donna che è poi stata ascoltata 40 volte dal generale dei Ros Massimo Giraudo: "L'ho visto come un sacerdote. Sapevo che non mi avrebbe mai giudicata".

Alla domanda del presidente della Corte Roberto Spanó, "lei oggi ha paura di qualcuno?" Ombretta Giacomazzi ha risposto: "Anche se non lo vedo dal 1974 Nando Ferrari (condannato per omicidio colposo del giovane neofascista Silvio Ferrari e coinvolto e assolto nella prima storica inchiesta sulla strage, ndr). Non ho paura di essere ammazzata, ma non ho voglia che mi venga sconvolta la vita perché io in 50 anni ho fatto la mia vita".