Emergenza Invecchiamento: analisi di dati e interventi territoriali a Verona
I dati demografici, circa l'invecchiamento della popolazione, ci suggeriscono che in termini di offerta di servizi per anziani siamo in sofferenza e tra qualche anno sarà anche peggio, una vera emergenza.
La Cisl Fp di Verona aggiunge che la tipologia di utenza in termini di complessità dello stato clinicopatologico di un tempo non corrisponde all’attuale status dei nostri assistiti ( vedi le schede di valutazione multidimensionali dell’adulto,S.Va.M.A.).
Gli assistiti hanno bisogni sociali, assistenziali e sanitari e il perimetro di questi bisogni, la voce a bilancio, non sono più così distinguibili, talvolta tutti e tre presenti in un solo individuo. La stessa normativa quando si tratta di attribuirne i costi, pecca nelle definizioni ( vedi le sentenze circa la pertinenza sanitaria per Alzheimer). A rincarare la dose poi la disaffezione delle persone alle professioni di cura per eccesso dei carichi di lavoro e bassa retribuzione.
La programmazione dell’offerta sulla base di dati oggettivi e indiscutibili della domanda, teoricamente, ci dovrebbe permettere di prevedere se, i posti messi a disposizione per la presa in carico attraverso la residenzialità, saranno sufficienti a farfronte all’emergenza di domanda in arrivo.
Ma se la programmazione fatta fino ad oggi, nella provincia di Verona, per l’anno 2023, ha prodotto un disservizio per l’utenza, tale da non permettere alla ULSS di potersi far carico di circa 1500 anziani, significa che i dati di partenza erano sbagliati o perlomeno non corretti. Questi anziani , oltre 1500, sono obbligatoriamente rimasti a casa, in attesa che si liberasse un posto in casa i riposo, completamente a carico dei familiari, salvo qualche intervento di assistenza domiciliare ( SAD o ADI). L’errore di calcolo non è di qualche decina o centinaia di anziani ma bensì di oltre 1500 anziani. Se la capacità di assorbire la domanda suggerisce un business per alcune multinazionali profit, tanto da affacciarsi anche al davanzale del nostro Veneto, ci si chiede perché la regione non intervenga con una riorganizzazione generale della territorialità investendo maggiormente sull'invecchiamento attivo, sulla riforma delle IPAB, sul miglioramento della qualità della presa in carico dell’utenza e sulla qualificazione e assunzione del personale che già si occupa del sanitario socio assistenziale.
La riforma delle IPAB, attesa da anni, l’aumento del numero delle impegnative di residenzialità, una riorganizzazione socio sanitaria della territorialità, un potenziamento del personale di cura pubblico con relativa adeguata retribuzione, ad esempio, sono alcuni degli gli investimenti più corretti e rispettosi verso i nostri anziani e personale sanitario socio assistenziale coinvolto.