Sede Antimafia a Verona, il procuratore di Venezia Cherchi si oppone: “Non serve”

"La presenza della 'Ndrangheta, soprattutto nel Veronese e nel Padovano, risale a trent'anni fa, siamo alla seconda o alla terza generazione di soggetti stanziali. Abbiamo anche una grossissima presenza di cosche albanesi dedite allo spaccio di stupefacenti e la presenza di soggetti provenienti da Nigeria ce si organizzano in gruppi criminali". Così il procuratore di Venezia, Bruno Cherchi, ascoltato in commissione antimafia.
Per Cerchi, il quale ha anche lamentato una carenza nell'organico dei magistrati alla procura di Venezia, "l'attività di contrasto alle mafie in Veneto è iniziata abbastanza di recente, per un'assenza di attenzione a questo fenomeno che c'è stato nel territorio veneto e n tutto il Nord-est per molto tempo: è avvenuto sia per disattenzione sia da parte della Dda e quindi della procura di Venezia, sia da parte delle forze di polizia. Distrazione ulteriormente aggravata da una scarsa attenzione del mondo economico, culturale nei confronti di questo fenomeno".
Il procuratore ha sottolineato soprattutto la presenza della 'ndrangheta nel Veneto: a Padova e Verona il radicamento e consolidato ad esempio con la famiglia Giardino. Abbiamo un radicamento anche della camorra, diretta emanazione dei casalesi. Per la 'ndrangheta lo spaccio è un'attività secondaria, l'attività primaria è il riciclaggio di denaro che dalla Calabria passa al Veneto e viene pulita in attività imprenditoriali di vario tipo, anche dagli appalti pubblici come le ferrovie dello Stato o l''inserimento in attività finanziarie attività in campo turistico".
E infine Cherchi si è espresso sulla richiesta inviata dai sindaci scaligeri di attivare nel tribunale di Verona una sezione della direzione investigativa antimafia e della direzione distrettuale antimafia, attualmente presenti in Veneto solo nel tribunale veneziano.
Il parere di Bruno Cherchi è di ferma contrarietà: “Creare una procura distrettuale antimafia a Verona significa indebolire una già debolissima procura distrettuale di Venezia” ha dichiarato Cherchi, secondo cui non basta «”spostare un ufficio di 150 chilometri” per migliorare il lavoro. Ma bisognerebbe avere più risorse umane e tecnologiche per le indagini. “La Dia in Veneto ha circa 25 uomini che per indagini di questo tipo sono poche - ha aggiunto - Il problema non è la sede ma avere strutture in termini di uomini e capacità di risposta tecnologica”.