Elena Cecchettin si batte nel nome di Giulia e attacca Salvini: "E' violenza di Stato"
Dal dolore immenso per la sorella perduta tragicamente alla rabbia per i commenti dei politici sui social; dall’ansia per la sorte di una 16enne scomparsa a poche decine di chilometri da casa sua – ‘vi prego, non di nuovo’ scrive sui social – fino all’impegno e alla mobilitazione contro la violenza di genere. E’ una battaglia su più fronti, ma sempre nel nome di Giulia, quella di Elena Cecchettin; quasi un giuramento che la sorella minore della 22enne uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta affida ai social con la promessa di “distruggere tutto“. La figura di Elena, giovanissima ma decisa, è apparsa spesso in questi ultimi giorni di angosciosa attesa per la sorte di Giulia. Senza la mamma da un anno e ora rimasta sola accanto al papà, le dichiarazioni di questa ragazza ai cronisti erano piene di dubbi sulla figura dell’ex di Giulia, sul rapporto “malato” tra i due. Impressioni che la tragica vicenda hanno rivelato essere evidentemente fondate.
Ieri e oggi Elena ha affidato alle storie di Instagram pensieri e rabbia che le passano per la mente, con una frase che spicca, suonando quasi come un impegno militante: “Io non starò mai zitta. Non mi farete mai tacere”. E per essere ancora più chiara: “c’è bisogno di capire che i ‘mostri’ non nascono dall’oggi al domani. C’è una cultura che li protegge e li alimenta”. Una battaglia sposata anche dal padre, con un messaggio rivolto a tutte le donne. “Guardatevi bene nella vostra relazione, comunicate col papà, col fratello, con chiunque vi possa dare fiducia. Ma se avete anche solo il minimo dubbio che la relazione non sia quella che voi desiderate comunicatelo, perché è solo in questo modo che avrete salva la vita, per non essere qui a celebrare di nuovo un altro femminicidio”. L’uomo, come dice lui stesso, sa che ormai per Giulia “è troppo tardi” e “come padre” è costretto a “farsi delle domande”. Ma, si fa coraggio, “da questa vicenda deve nascere qualcosa. Come famiglia ci impegneremo attivamente affinché questo non accada più ad altre ragazze e altre donne”.
Nelle ultime 24 ore, Elena ha ripreso altre ‘storie’ dedicate alla violenza di genere, sulla “cultura dello stupro” che alimenta e protegge i violenti, e ha riproposto la poesia dell’attivista peruviana Cristina Torres Cáceres: “Se domani sono io, se domani non torno, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima”. Parole che in poco tempo hanno invaso i social, ripubblicate da migliaia di utenti e utilizzate per lanciare le manifestazioni dei prossimi giorni. Sul banco degli accusati è finito anche il ministro dei Trasporti Matteo Salvini, per un post su X. “Se colpevole, nessuno sconto di pena e carcere a vita”, aveva scritto il leader della Lega. Il commento di Elena è stato lapidario: “Dubita della colpevolezza di Turetta perché bianco, perché ‘di buona famiglia’. Anche questa è violenza, violenza di Stato”.
La giovane ha poi citato la scrittrice a attivista Carlotta Vagnoli quando ricorda come la Lega “insieme a FdI, che però ha scelto l’astensione, a maggio ha votato contro la ratifica della convenzione di Istanbul. Così nel caso voleste altri motivi per comprendere quanto il femminicidio sia un omicidio di Stato”. Parole a cui Salvini ha controreplicato con un nuovo post. Per gli assassini carcere a vita, con lavoro obbligatorio. Ovviamente, come prevede la Costituzione, dopo una condanna in Tribunale, augurandoci tempi rapidi e nessun buonismo, anche se la colpevolezza di Filippo pare evidente a me e a tutti”. Quel che più preme a Elena non è però la polemica quanto la battaglia contro una cultura che è alla base del dramma che le è piovuto addosso. Per questo invita i suoi follower a partecipare alla manifestazione indetta per domani alle 19:30 a Porta Portello, a Padova, contro la violenza sulle donne. “Vi aspetto in tanti. Nel nome di Giulia.”