Cronaca di Redazione , 24/09/2022 10:30

"Nonno-rapina" si uccide in carcere a Montorio: "Quarto caso 2022, serve supporto psicologico"

Carcere di Montorio
Carcere di Montorio

Non si ferma l’emergenza-suicidi nelle carceri italiane. A Montorio, giovedì, un altro detenuto ha deciso di togliersi la vita. Il veronese Maurizio Bertani aveva 71 anni: il suo è il quarto suicidio nel carcere di Verona da gennaio. Lo chiamavano "nonno-rapina" e si definiva: "Un bandito d’altri tempi perché non rubo alle persone, ma solo alle banche - diceva -  io ho una morale".

La Camera Penale Veronese, oltre a vari sindacati di Polizia, si è espressa con una nota dopo la nuova tragedia registrata nella casa circondariale: "Assistiamo esterrefatti a un incremento dei casi in cui il disagio della vita detentiva diventa insopportabile oltre ogni umana comprensione, spingendo chi lo prova a compiere il gesto estremo. Quando leggiamo di carcere, spesse volte leggiamo argomentazioni fuorvianti, di certo suggestive per chi le legge senza avere consapevolezza o conoscenza della realtà e della quotidianità che si vive in regime di detenzione".

Secondo la Camera Penale Veronese, il verificarsi di gesti estremi è dovuto soprattutto al mancato aiuto psicologico: "Il problema è la carenza di risorse e strumenti in grado di sopportare il percorso psicologico delle persone recluse più in difficoltà. E ciò, nonostante il carcere di Verona sia una delle strutture maggiormente in grado, in Italia, di seguire i detenuti, di dare attenzione in situazioni di disagio psicofisico; eppure, il fatto che anche qui nell’ultimo anno abbiamo a ben quattro casi di persone che persone che si sono tolte la vita è indicativo di uno stato di malessere generale".

"Non va dimenticato che il 70% delle persone rinchiuse in carcere ha problemi di tossicodipendenza, e il 50% ha anche disturbi psichici. È evidente che il carcere, così com’è strutturato oggi, non è purtroppo il luogo adatto per attuare per queste persone il fine rieducativo della pena, e ciò anche in ragione del fatto che – al suo interno – vi è carenza di figure come psicologi, psichiatri ed educatori che possano occuparsi di loro" chiosa la nota della Camera Penale Veronese.