Dispositivi anti aggressione, CISL FP Verona: "Allertano, ma non difendono"

È stato presentato presso il Pronto Soccorso di Borgo Trento il nuovo dispositivo indossabile anti-aggressione, che sarà operativo da ottobre nei quattro Pronto Soccorso dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. Il sistema, integrato in un porta badge, consente di lanciare un allarme sonoro e attivare la geolocalizzazione interna dell’operatore in difficoltà, permettendo un intervento tempestivo da parte del personale più vicino.
La CISL FP Verona, per voce del suo Segretario Generale Giovanni Zanini, accoglie con attenzione l’iniziativa, ma sottolinea con forza che non basta dare risposte tecnologiche a un problema che è profondamente umano e sistemico.
«Questi dispositivi allertano, ma non difendono. Geolocalizzano, ma non proteggono. Alla fine, il personale sanitario resta solo, in attesa delle forze dell’ordine. E questo non è accettabile», dichiara Zanini.
La CISL FP Verona ribadisce la richiesta già avanzata da tempo: la presenza stabile di agenti della Polizia di Stato nei Pronto Soccorso, come forma di tutela reale per il personale sanitario.
«Non esiste un agente a presidio della sicurezza degli operatori, mentre per la tutela delle proprietà aziendali è previsto il ranger. È paradossale: chi cura deve difendersi da solo», aggiunge Zanini.
I dati parlano chiaro: nei primi otto mesi del 2025 si sono verificati 30 episodi di aggressione al Pronto Soccorso di Borgo Trento, in linea con i 41 del 2024 e i 24 del 2023. Le aggressioni, sia verbali che fisiche, colpiscono soprattutto infermieri e OSS, in prevalenza donne, e sono causate nel 80% dei casi da soggetti in stato di alterazione psicofisica o con disagio psichico.
«Apprezziamo l’attivazione del servizio psicologico per i dipendenti, ma non possiamo accontentarci di gestire le conseguenze. Serve prevenzione, serve protezione, serve una strategia vera», conclude Zanini.
La CISL FP Verona continuerà a chiedere con determinazione investimenti sul capitale umano, non solo sulle strutture e sui dispositivi. Perché la sicurezza non si garantisce con un pulsante, ma con una presenza concreta, competente e istituzionale accanto a chi ogni giorno si prende cura degli altri.