Il turismo sulla sponda veronese del Garda vale 2,7 miliardi: Lazise supera Verona

I comuni della sponda veronese del Lago di Garda generano una ricchezza turistica pari a 2,7 miliardi di euro, confermandosi tra le realtà più dinamiche e rilevanti del panorama turistico nazionale. A rivelarlo è lo studio “La ricchezza dei comuni turistici 2025”, elaborato da Sociometrica, che analizza l’impatto economico del turismo in oltre mille Comuni italiani.
A emergere con forza è Lazise, che si piazza 13ª per “valore turistico aggiunto”, superando addirittura Verona, ferma al 15° posto. A seguire altri cinque comuni gardesani: Peschiera del Garda (23°), Bardolino (24°), Malcesine (57°), Castelnuovo del Garda (87°) e Garda (99°). Sei presenze nella top 100 che testimoniano l'importanza strategica del lago nel sistema turistico nazionale.
Lo studio non si limita a fotografare il valore assoluto generato dal turismo, ma analizza anche il valore pro capite, ovvero la ricchezza turistica rapportata al numero dei residenti. Anche in questa classifica la sponda veronese del lago si distingue: Lazise è sesta in Italia con 130 mila euro per abitante, mentre Bardolino e Malcesine si posizionano rispettivamente al 18° e 20° posto. Al vertice della classifica c'è Limone sul Garda, sponda bresciana, con un valore pro capite di ben 241 mila euro.
Secondo Ivan De Beni, presidente di Federalberghi Garda Veneto, questi dati “raccontano il peso straordinario del nostro turismo”, sottolineando come il valore generato non sia circoscritto agli albergatori, ma ricada su tutta la comunità: lavoratori, residenti, infrastrutture, servizi, e qualità della vita, anche grazie agli investimenti resi possibili dalla tassa di soggiorno.
Un altro aspetto evidenziato dallo studio è la crescita delle presenze turistiche negli ultimi dieci anni, con aumenti significativi: +38,4% a Peschiera del Garda e +36,3% a Bardolino. Numeri che smentiscono la narrazione di una presunta crisi del settore e che aprono nuove riflessioni sulla sostenibilità del turismo.
“Il territorio ha retto molto bene nel tempo – commenta De Beni – ma oggi dobbiamo chiederci se abbia ancora senso spingere per aumentare i numeri o se non sia più opportuno concentrarsi sulla gestione qualitativa del flusso turistico”. Il rischio, infatti, è quello di andare incontro a fenomeni di overtourism, già emersi in passato.
In conclusione, il turismo sul Garda veronese è in salute e continua a crescere, ma – come suggeriscono gli operatori del settore – il futuro potrebbe passare non tanto dall’incremento delle presenze, quanto da un migliore equilibrio tra accoglienza, vivibilità e sostenibilità ambientale.