Il Vescovo alla veglia di Pentecoste: Superiamo le divisioni e costruiamo una pace piena

Sabato sera, 7 giugno, nella Basilica di San Zeno, il Vescovo di Verona ha celebrato la Veglia di Pentecoste. Ecco l'intervento di Monsignor Domenico Pompili:
"Poco più di un anno fa papa Francesco ci riuniva allo stadio Bentegodi per l’Eucaristia, alla vigilia di Pentecoste. Era il 18 maggio 2024. Ci ritroviamo stasera idealmente uniti a papa Leone XIV che sta per concludere la veglia a piazza san Pietro. Siamo riuniti come già gli Apostoli insieme a Maria. I 12 sapevano che il loro essere insieme, la loro concordia, era il presupposto della Pentecoste. E sapevano che presupposto della concordia è, a sua volta, la preghiera, perché solo la preghiera, non affinità elettive, può liberare in noi quel principio interiore per cui veniamo in contatto gli uni con gli altri e troviamo indulgenza reciproca. La concordia è condizione del dono dello Spirito Santo e la preghiera è condizione della concordia. Di qui il nostro stare insieme in questa veglia di Pentecoste. Certo il Signore ha bisogno della nostra opera, ma noi abbiamo bisogno della sua presenza. Di fatto, noi non operiamo solo attraverso ciò che facciamo, ma anche attraverso ciò che siamo, se siamo maturi e liberi e ci realizziamo ponendo le radici del nostro essere nel fecondo silenzio di Dio. Allora la sua luce potrà liberarsi pur in mezzo al nostro limite.
Stasera il dono delle lingue del Cenacolo rinnova in noi l’impegno di preghiera perché tutti i popoli della terra superino il dramma delle divisioni e si adoperino per costruire una pace piena e per rinsaldare i vincoli di fraternità. Invochiamo insieme il soffio dello Spirito perché, come fuoco, purifichi i nostri cuori, come luce illumini le nostre menti e come vento guidi i nostri passi".
Riflessione dopo le letture
(Gn 11, 1-9; Sl 32; Rom 8, 22-27; Gv 7,37-39)
“Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo”. Così la Genesi evoca la torre di Babele per dimostrare che quando l’uomo fa da sé non genera unità, ma confusione. Solo lo Spirito di Dio riesce a creare la concordia necessaria per far germogliare la comunione tra gli umani. Ma, chi è lo Spirito Santo? L’apostolo Paolo lascia intendere chi è con queste parole: “Fratelli, sappiamo che tutta la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli”. Il gemito è un lamento sommesso, soffocato, che si sprigiona, quasi a nostra insaputa. Quando ci capita di provarlo stiamo assecondando lo Spirito. Accade, ad esempio, quando cerchiamo di avviare processi di crescita, mediante il nostro impegno educativo, anche se ciò comporta insuccessi e fallimenti. O quando paghiamo di persona per salvaguardare l’unità, anche se spingere sulla divisione sembra più conveniente. O ancora quando le persone concrete ci coinvolgono più delle nostre idee, anche belle. O, infine, quando impariamo che la parte vale sempre meno del tutto. In tutte queste situazioni “gemiamo”, ma è un dolore che genera vita.
"Invochiamo, dunque, lo Spirito Santo perché scenda sulla chiesa di san Zeno. Perché non ci scoraggiamo per una pratica religiosa ridotta, ma ci preoccupiamo di offrire nuove occasioni di educazione alla fede. Perché non ci dividiamo su questioni contingenti, ma siamo uniti sull’essenziale. Perché non siamo ripiegati su noi stessi, ma aperti al bene di tutti. Per questo, nel mezzo del Giubileo, vogliamo attingere alla “speranza” che è l’antidoto alla “stanchezza”, che è il virus del nostro tempo (Byung-Chul Han). Peraltro, a conclusione del Cammino sinodale in Italia, vogliamo compiere alcune scelte. In particolare, quelle che attengono al rinnovamento della prassi pastorale, alla formazione missionaria dei battezzati, alla corresponsabilità nella guida della chiesa. L’obiettivo, non prima della prossima Pentecoste, è dar vita ad una Assemblea ecclesiale con la partecipazione di tutti: donne e uomini, pastori e fedeli, giovani, adulti e anziani, vicini e lontani; una Assemblea ecclesiale che faccia proprie le “scelte decise insieme” per continuare il cammino, all’insegna dell’unità e della missione. Soltanto ieri, papa Leone XIV, ha detto ai Moderatori delle associazioni di fedeli, dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità: “È la comunione che lo Spirito Santo crea nella Chiesa. È un’unità che ha il suo fondamento in Cristo: Lui ci attrae, ci attrae a sé e così ci unisce anche fra noi. Così ne parlava San Paolino di Nola scrivendo a Sant’Agostino: «Abbiamo un unico capo, unica è la grazia che ci inonda, viviamo di un unico pane, camminiamo su un’unica strada, abitiamo nella medesima casa. […] Noi siamo una cosa sola, tanto nello spirito che nel corpo del Signore, per evitare di essere nulla se ci separiamo da quell’Uno» (Lettera 30, 2). Per questo, stasera siamo qui a implorare: “O luce beatissima, invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli”.