Attualità di Redazione , 30/05/2025 16:25

VIDEO | A Negrar salvata una donna con intestino bloccato a causa del fumo di sigaretta

Angela (il nome è di fantasia) oggi sta bene. Grazie ai medici della Chirurgia Vascolare dell’IRCCS Sacro Cuore Don Calabria di Negrar che le hanno salvato la vita con un complicato intervento chirurgico di bypass. E grazie alla decisione della sua vita: dire basta alle sigarette. Nella Giornata mondiale senza tabacco, che ricorre il 31 maggio, la storia di questa signora di 70 anni, lombarda, è l’esempio di come il fumo possa colpire gravemente non solo i polmoni e il cuore ma ogni organo del nostro corpo. Compreso l’intestino.

Angela in pochi mesi ha perso 20 chili. Mangiare per lei era diventato un supplizio, perché ad ogni pasto erano dolori e conati di vomito. La causa: un’ischemia intestinale, provocata da un tabagismo di lunga data che la portava a fumare quasi 40 sigarette al giorno.

“La grande capacità di compensazione del nostro sistema circolatorio consente un sufficiente apporto di sangue all’intestino anche con un solo vaso aperto, ma questo non era il caso della signora che presentava una chiusura quasi totale di tutte e tre le arterie: il tronco celiaco, l’arteria mesenterica superiore e quella inferiore”, spiega il dottor Luca Garriboli, direttore della Chirurgia Vascolare del “Sacro Cuore Don Calabria” che con la sua équipe ha realizzato l’intervento. “Di conseguenza l’attività motoria e funzionale del sistema intestinale necessaria per la digestione, momento che richiede la massima irrorazione di sangue, era quasi del tutto compromessa, provocando dolori ed episodi di vomito che costringevano Angela a non mangiare”.

I vari tentativi effettuati dai medici di aprire un vaso alla volta attraverso procedure endovascolari (il cosiddetto palloncino) sortivano solo un effetto momentaneo sia per la complessità del caso, sia perché, nonostante tutto, la signora continuava a fumare. “Eravamo arrivati a una situazione limite: la paziente rischiava la vita – prosegue il dottor Garriboli -. Abbiamo, pertanto, deciso di intervenire chirurgicamente, dopo aver prelevato un segmento della vena safena della gamba della paziente. Questa è stata poi collegata all’aorta addominale e all’arteria mesenterica superiore in modo tale da creare un bypass che superasse l’occlusione. Si tratta di un intervento complesso che richiede un’elevata competenza chirurgica, soprattutto perché il fumo provoca una rigidità della parete arteriosa tale che l’arteria assume la consistenza di un guscio d’uovo, rendendo proibitiva la sutura. La difficoltà consiste proprio nel creare una zona pulita dalle calcificazioni aterosclerotiche e nella delicatezza e precisione tecnica durante il confezionamento dell’anastomosi”.

Ora Angela ha ripreso ad alimentarsi regolarmente e, soprattutto, ha smesso di fumare. “Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte al mondo e il fumo è una delle principali ragioni - riprende il medico –. La nicotina, contenuta a vari dosaggi anche nelle sigarette elettroniche, ha un effetto irritante sull’endotelio delle arterie, il ‘pavimento’ dei vasi dove ‘scivola’ il sangue. Il nostro sistema immunitario ha la capacità di riparare questo tessuto, ma si vanno a creare delle zone di rigidità, le cosiddette placche aterosclerotiche. Queste nel tempo evolvono con l’accumulo dei componenti del sangue, generando così stenosi ed occlusioni responsabili della diminuzione dell’afflusso di sangue agli organi”.

Le conseguenze, a seconda della zona colpita, sono ictus, aneurismi, problemi agli arti inferiori (che possono portare anche all’amputazione) ed infarti intestinali come nel caso di Angela.

Cosa prevenire tutto questo? “Innanzitutto, se si fuma, smettere immediatamente – sottolinea il dottor Garriboli -: eliminando questo fattore di rischio il nostro organismo, attivando meccanismi di compenso, come la generazione di importanti circoli collaterali, può superare naturalmente le occlusioni. Inoltre, è fondamentale una dieta povera di grassi animali e un’attività sportiva costante. Poiché queste stenosi sono all’inizio asintomatiche, dopo i 60 anni è raccomandabile sottoporsi ad un ecocolordoppler dei vasi del collo (carotidi), dell’aorta e degli arti inferiori. In questo modo, in caso di malattia, possiamo intervenire precocemente e con le tecniche più adeguate”.