Attualità di Redazione , 08/04/2025 6:30

In aumento i casi al Pronto soccorso pediatrico di neonati scossi per pianti incontrollati

Scuotimento

In Aoui Verona sono circa 3/5 l’anno i casi dei neonati curati per la Sindrome del Bambino Scosso (SBS). Da qui, la necessità di una attività di sensibilizzazione diretta alle famiglie. In occasione delle Giornate Nazionali del Bambino Scosso, Aoui si è attivata per aumentare la consapevolezza nei genitori. Al padiglione 30 dell’Ospedale della Donna e del Bambino è stato allestito uno stand dove l’equipe del dott. Pierantonio Santuz, direttore del Pronto Soccorso Pediatrico, ha esposto agli utenti le informazioni necessarie per evitare l’insorgenza di casi più gravi.

Cosa non fare. A volte il riflesso dei genitori ad un pianto incontrollato e indecifrabile del bambino è di scuoterlo, come espressione di frustrazione e stanchezza. Il picco di incidenza della sindrome da scuotimento si ha infatti tra le 2 settimane e i 6 mesi di vita, nel periodo di massima intensità del pianto del lattante. Seppur involontariamente, scuotere il bambino anche solo per pochi secondi potrebbe portare a gravissime lesioni. Infatti, in questo periodo di vita i muscoli del collo sono ancora deboli e non completamente in grado di sostenere il capo e il cervello è ancora particolarmente molle e durante la scossa tende a muoversi e ruotare nel cranio.

Conseguenze. Pochi movimenti violenti potrebbero stirare i tessuti o provocare emorragie e ischemie, causando danni celebrali permanenti che ad oggi si registrano in più della metà dei casi. Bambini scossi durante la loro infanzia potrebbero poi riportare disturbi dell’apprendimento, cognitivi e comportamentali, oltre che ritardi nello sviluppo psicomotorio. Le conseguenze più gravi possono anche arrivare al decesso del neonato, una conseguenza che affligge un 1 bambino scosso su 10.

Sintomi. Non è facile per i genitori rendersi conto della sindrome in atto, spesso i neonati vengono portati in Pronto soccorso per altri sintomi: difficoltà ad alimentarsi, perdita di coscienza, sonno prolungato, pianto e irritabilità, crisi convulsive e difficoltà respiratorie. Le indicazioni del personale sanitario sono di recarsi al Pronto soccorso il prima possibile se si ha anche solo il dubbio di aver scosso il proprio bambino.

L’incidenza. Data la complessità nel diagnosticare la sindrome, altrettanto difficile è avere dati certi. Nel Pronto soccorso pediatrico di Aoui più della metà dei neonati scossi alla Risonanza magnetica presenta lesioni sia fresche sia pregresse e un caso su 3 non è la prima volta che arriva in Pronto soccorso. Il 65% dei pazienti proviene da nuclei familiari fragili, con casi di depressione, abuso di droghe e episodi di violenza che aumentano la difficoltà nel gestire il pianto incontrollato del bambino.

Allo stand oggi erano presenti: il dott. Santuz, direttore Pronto soccorso pediatrico, la dott.ssa Giovanna La Fauci, referente della campagna “Non scuoterlo” in Aoui, e le dott.sse Simona Spada, Federica Minniti e le specializzande Emilia Taddei e Silvia Masiero.

Dott. Santuz: “Il pianto incontrollato può portare all’esasperazione del genitore ma per calmare il neonato scuoterlo è un errore madornale. Il cervello del lattante è infatti ancora morbido e le scosse possono dare danni permanenti, fino anche a esiti fatali. Più della metà dei casi riporta conseguenze permanenti. Purtroppo, è difficile avere dati certi perché gli stessi genitori spesso non si accorgono del problema, se non dopo qualche giorno quando il bambino presenta altri sintomi”.