“Forum delle cittadinanze”, un incontro per promuovere la conoscenza reciproca

Con il “Forum delle cittadinanze”, l’Amministrazione di Verona ha inaugurato oggi un nuovo spazio di incontro e scambio tra e con i cittadini con background migratorio, frutto del percorso di ascolto e partecipazione avviato un anno fa in collaborazione con l’associazione di mediatori e mediatrici Terra dei Popoli e con la cooperativa sociale Azalea.
Una novità assoluta nel panorama veronese che risiede nella volontà di costruire uno spazio di incontro e scambio con le comunità di migranti, consapevoli che per intervenire in maniera profonda sull’empowerment, sia necessario lavorare su un sapere pratico che apra domande, accolga i racconti dell’esperienza e prenda forma in una dimensione comunitaria più ampia. Operare cioè per convertire i bisogni in partecipazione, tradurre quei bisogni e aspirazioni in consapevolezza d’esser parte di una comunità e conseguente reale inserimento nel territorio.
“Siamo malati di pregiudizi – ha esordito il Sindaco, Damiano Tommasi – e come amministrazione abbiamo il compito di metterci a disposizione della nostra città promuovendo la conoscenza delle persone e dei luoghi in cui si vive. Questo tipo di conoscenza, in cui abbiamo creduto fin dal nostro insediamento, è la medicina migliore per guarire. Trovarci qui oggi ci aiuta a renderci conto di come siamo, della città che già siamo, non di quella che dobbiamo costruire. Dobbiamo capire che migliorando le relazioni tra di noi, riusciremo a dare un servizio migliore a tutti, contando anche sull’impegno in questa direzione delle cittadine e dei cittadini, che ringrazio. Mi auguro che possiamo continuare su questa strada, con una prognosi,spero, breve, che ci porterà a guarire davvero definitivamente dai nostri pregiudizi”.
All’incontro hanno partecipato oltre 300 persone in rappresentanza di oltre trenta comunità e gruppi di cittadini con background migratorio. L’iniziativa si è aperta con una toccante cerimonia di saluto durante la quale ciascuna delle comunità presenti ha portato in dono un simbolo della propria cultura: dal gomitolo di lana della Casa di Ramia alla capoeira del Gruppo Capoeira Candeias, dal nodo di buon auspicio della comunità cinese ad una effige di San Zeno portata dalla parrocchia romena di fede ortodossa.
“I simboli sono capaci, di creare un ponte tra culture diverse, - ha spiegato Jessica Cugini, consigliera comunale che ha moderato l’incontro - di accompagnare ad avere vedute più ampie, a cogliere il proprio vero orientamento. Nella parola si trova dunque il senso di garanzia di identità. Nella storia della cultura, della letteratura, del pensiero e delle religioni, il simbolo ha conosciuto una grande estensione perché copre l'immenso campo dell'immaginario umano. Abbiamo bisogno anche di simboli per immaginare la città multiculturale”.
L’assessore alla Partecipazione, Jacopo Buffolo, ha spiegato quale sia l'obiettivo del Forum delle Cittadinanze, “che ha coinvolto più di 40 realtà che vivono e sono parte integrante della nostra società e della nostra economia, è riprendere il percorso della Consulta degli stranieri, ideata sotto l'amministrazione Zanotto. Vogliamo costruire strumenti di dialogo con tutte le città che abitano nella nostra città. Siamo una città in continuo cambiamento: sono 37.000 gli abitanti di cittadinanza non italiana. Costruiamo – ha sottolineato Buffolo - assieme a loro strumenti di mediazione culturale e linguistica per poter abbattere tutte quelle barriere che impediscono loro l'accesso ai servizi cui, come cittadini e cittadine, hanno diritto. Solo attraverso una città più coesa, più capace di costruire relazioni e confronto possiamo creare anche quella sicurezza sociale che tutti vogliamo. Dal Forum di oggi inizia un percorso: organizzeremo numerosi tavoli di lavoro con i tecnici, assieme alle comunità con background migratorio, con gli amministratori del Comune e delle partecipate per confrontarsi su come di volta in volta andare a risolvere le problematicità che emergono a mano a mano e che ci vengono riportate”.
E’ seguito un dialogo tra Veronica Atitsogbe, vicepresidente del Consiglio comunale, e le due illustri ospiti: Rahel Sereke, Consigliera e Vicepresidente della Commissione Politiche Sociali del Municipio 3 di Milano e Michelle Rivera, Diversity Manager presso il Comune di Bologna.
“Il diversity manager è una figura inedita nel panorama organizzativo delle istituzioni locali - ha spiega Atitsogbe – e si occupa di inclusività. Un modello a cui si potrebbe ispirarsi anche il Comune di Verona che sta iniziando un percorso di inclusione che può evolvere ancora di più in un’ottica partecipativa. La forma del forum dovrebbe essere viva come un organismo, che possa continuare a vivere al di là della durata delle singole amministrazioni. L'augurio che vogliamo fare oggi a queste comunità è di prendersi lo spazio che a Verona già c'è.”
Hanno partecipato anche Edoardo Zagnoni, Commissario Capo della Polizia di Stato in rappresentanza del Questore, le assessore Luisa Ceni e Elisa La Paglia, il presidente di Amia Roberto Bechis, la presidente di Agec Anita Viviani e Abdelhamid Elalami della Consulta. Erano, inoltre presenti, consiglieri comunali e delle circoscrizioni, referenti del mondo della scuola, referenti tecnici socio-sanitari e rappresentanti della rete del terzo settore.
Secondo i dati anagrafici al 31 dicembre 2024, elaborati dal Servizio Statistica del Comune di Verona, su 256mila cittadini e cittadine scaligeri, 37.772 sono di origine non italiana e rappresentano il 14,7% della popolazione residente. Le femmine sono il 51,4% e i maschi il 48,6%. Le persone che hanno un background migratorio (cittadini stranieri e cittadini italiani che hanno acquisito la cittadinanza italiana) sono 50.450 e rappresentano il 19,7% della popolazione residente. L’età media dei cittadini non italiani è inferiore a quella degli italiani. Mediamente c’è una differenza di 13 anni. Analizzando la distribuzione di questa popolazione nei diversi quartieri, si nota che Veronetta è stato il quartiere di primo approdo (dati 2003). Dopo 20 anni, però, in virtù del ricongiungimento familiare di molti residenti migranti essi hanno via via consolidato la loro permanenza sul territorio e ciò ha portato ad una successiva espansione verso altri quartieri. Oggi i cittadini non italiani si concentrano soprattutto nelle Zone di Golosine – Nord (2.971), S.Lucia – zona orig. (2.830), Borgo Milano – Centro (2.016), Tombetta (1.900) e Stadio (1.851).