80° anniversario della Liberazione, iniziate a Verona le prime celebrazioni

Le celebrazioni per l’80° anniversario della Liberazione, a Verona hanno preso il via questa mattina a Porta Vescovo, con la deposizione di una corona d’alloro alla targa in ricordo dei ferrovieri caduti durante la resistenza per la Liberazione.
Il corteo, aperto dal sindaco Damiano Tommasi con il Gonfalone della città a lutto per la recente scomparsa di Papa Francesco, è partito alle 11 dalla portineria delle Officine Manutenzione Locomotive di Verona Porta Vescovo per concludere la cerimonia in viale della Stazione Porta Vescovo con la posa di una corona di fiori al monumento.
Sono seguiti gli interventi del sindaco Tommasi, del presidente provinciale ANPI Andrea Castagna e di don Vincenzo Zambello.
“Questo evento segna l’inizio delle celebrazioni del 25 aprile – ha sottolineato il sindaco Damiano Tommasi – e farlo in un luogo particolare dal significato simbolico come le Officine Veronesi è un modo profondo di capire cosa è stata la Resistenza per il nostro Paese e per comprendere questi ottant'anni che ci separano da quel giorno. È una ricorrenza particolarissima, credo infatti sia la prima volta che viene celebrata con il Gonfalone della città a lutto. Un simbolo che ci impone una riflessione sul valore di commemorare questa ricorrenza anche nei giorni di lutto nazionale. Quando penso agli eventi che 80 anni fa segnarono i giorni della Liberazione, il timore più grande che sopraggiunge è quello di dimenticare. Con lo scomparire dei testimoni di quegli eventi si rischia venga sempre meno il ricordo e che si perda nel tempo il valore di quelle vicende e il peso di una ferita aperta e soprattutto delle cicatrice che ha segnato le vite delle forze partigiane, delle forze di liberazione e tutti quanti, cittadini e cittadine che, come è accaduto in questo luogo, hanno dato la loro vita per darci la possibilità di vivere in un Paese democratico e libero. Per questo dimenticare diviene il timore più grande, che può collegarsi anche alla parola lutto, che diventa vera e definitiva perdita nel momento in cui non si ha più memoria di coloro che non ci sono più, di quanto hanno fatto, e non quando, per chi crede, vi è la chiamata del Padre. Dimenticare, quindi, segna il vero distacco dai nostri cari. Oggi mi sento quindi di prendere su di me il compito di mantenere viva la memoria, per chi non c'era e per chi oggi ha in mano una testimonianza personale, rappresentativa di una città e di una comunità e che è ancora viva. Ricordare la Resistenza è il nostro dovere, e significa non rendere mai questo giorno un lutto. Tutti noi lo dobbiamo ai tanti giovani e alle famiglie che hanno sofferto quegli anni, lo dobbiamo a quel periodo storico. Chiudo con una citazione di Paul Valéry: ‘La guerra è il massacro di persone che non si conoscono, per conto di persone che si conoscono ma non si massacrano’. Credo invece che la conoscenza dei fatti sia il primo passo e il primo antidoto a qualsiasi conflitto. Si possono avere idee diverse. Credo sia una grande eredità che la liberazione ci ha dato, la possibilità di confronto anche con la facoltà di opporsi con le idee, ma che si esplica in partecipazione e libertà d'espressione. Una grande eredità che non dobbiamo dimenticare”.
Le parole di Andrea Castagna, Presidente dell’Anpi Verona: “Oggi è importante ricordare le vite di coloro che non sono più tornati dai campi di lavoro, il sacrificio di donne e uomini, i bombardamenti e chi ci ha portato la guerra in casa. Bisognerebbe però risalire anche al perché è avvenuta questa guerra. C’è un aspetto di indifferenza, un elemento che in qualche misura ha segnato quell'epoca. Fino all'8 settembre del ’43- il popolo italiano inneggiava alle splendide vittorie avvenute in giro per l'Europa, in Albania, in Grecia e in Italia, frutto della follia italiana- tedesca di conquistare più territori possibili e noi, come Paese, ci siamo adeguati. Questo andrebbe ricordato, non soltanto i fatti storici. Questo è avvenuto non certo per l'indifferenza di tutti. Ricordiamo l’esempio della città di Parma che si oppose al regime fascista nel 1922 o quello di Matteotti, ma potremmo anche citare i deputati liberali che nel ventennio di fronte alla imponente presenza fascista nel Parlamento decisero di uscire dal Parlamento”.
E infine l'intervento di Don Vincenzo Zambello: “Questa coraggiosa manifestazione deve durare sempre, perché c'è sempre bisogno di resistenza alle guerre, alle violenze, ai governi armati. Diciamo al nostro Governo e alla Nato che le armi vanno distrutte perché sono immorali. E' in crisi l'umanità e la democrazia. La guerra è assurda. “Disarmiamo la terra”, ha detto Papa Francesco. “Nessuna pace è possibile senza un vero disarmamento” ha ribadito il Pontefice nella domenica di Pasqua, prima di lasciarci”. Continuiamo a manifestare nelle piazze della Pace, sosteniamo gli obiettori di coscienza. E viva la festa delle liberazioni di ieri e di oggi! La Guerra in Ucraina e Russia e la tragedia quotidiana nella striscia di Gaza rappresentano un momento traumatico oggi, come lo fu ieri la guerra che ha portato 50 milioni di vittime. Cosa possiamo fare oggi per la liberazione di questi popoli? Chiediamolo alle vittime di tutte le guerre, ai bambini senza cibo, senza casa, senza scuola, senza gioco, alle donne stuprate e uccise, ai giovani obbligati a impugnare le armi. Anzitutto dobbiamo essere informati su ciò che sta avvenendo in Italia e nel mondo, per non abituarci e diventare indifferenti al dolore degli altri”.
Al monumento officine mautenzione locomotive, stando alla ricostruzione storica, numerosi ferrovieri furono scortati da truppe tedesche e fasciste in direzione della stazione centrale di Verona (Porta Nuova) per essere inviati in Germania come manodopera.
Nella giornata commemorativa si ricorda il ferroviere Nereo Toffaletti che in piazza Cittadella il 22 giugno 1944 venne trascinato con altri eroi della resistenza verso i campi di lavoro forzato. Il giovane, nel tentativo di abbracciare la madre, venne ucciso dai nazifascisti, prima con una pallottola sparatagli da un componente della Gnr e, caduto a terra, finito a colpi di pistola da un militare tedesco disceso da un camion. La lapide sul luogo dell’assassinio ricorda il supremo sacrificio.