Comune e forze dell'ordine dialogano con i cittadini del centro storico e Verona Est

L’assessorato alla Sicurezza ha organizzato martedì sera al teatro Camploy “Conosciamo insieme la città. Focus sulla sicurezza del territorio. Le Forze dell’ordine incontrano l’Amministrazione. Un incontro rivolto alla popolazione delle quattro circoscrizioni del Centro e della zona est, 1^, 6^, 7^, 8^. Un'altra serata sarà dedicata prossimamente alle altre quattro rimanenti della zona sud ovest.
L’assessora alla Sicurezza, Stefania Zivelonghi, che ha fortemente voluto e pianificato l’iniziativa, ha esordito citando “il Vescovo Pompili che ha descritto la sicurezza come un bene primario, ma non che si trova in natura. La sicurezza nasce da azioni di sistema portate avanti in sinergia sul territorio. Al tavolo siedono quasi tutti i rappresentanti del sistema di sicurezza della città di Verona, un evento raro. Siamo qui per ascoltarvi e anche per rispondere alle domande”.
La voce del pubblico non si è fatta attendere. Sono stati molti i temi toccati: dai timori per le irruzioni in casa, alle frodi, dalle azioni aggressive di alcuni minori allo spaccio diffuso. Non sono mancate però anche manifestazioni di fiducia, proposte nel proseguire in investimenti in prevenzione, in cultura, nei servizi sociali e di coinvolgere ancora di più le cittadine e i cittadini nei Gruppi di controllo di vicinato. In un clima partecipativo, in qualche momento acceso, ma sempre in ottica di confronto e ascolto reciproco, amministrazione, Forze dell’ordine e pubblico hanno affrontato assieme il tema delle sicurezza per oltre due ore di assemblea. Anche con applausi e grande partecipazione al racconto di alcuni particolari della quotidianità del lavoro di carabinieri, poliziotti e agenti della Polizia Locale.
Il vicario del Questore, Girolamo Lacquaniti, ha esordito strappando i dati relativi alle statistiche sulla criminalità. “Se volete poi ne parliamo, tanto li conosco a memoria… ma questo gesto serve intanto ad una premessa: la sicurezza non è e non può essere ricondotta solamente a dei numeri. Sentirsi sicuri è un diritto che non dipende solo dal calcolo dei reati commessi, degli arresti fatti ma dalla capacità di conoscere il territorio, sapere come e cosa fare in caso di pericolo. Più si conosce meno si ha paura. L’incontro di stasera lo vorrei dedicare a spiegare con chiarezza cosa possiamo fare, come lo facciamo e perché. Quali sono gli aspetti normativi che fanno da cornice alla nostra azione. Ma più ancora sono qui per cercare di rispondere alle vostre domande ai dubbi ed alle richieste. Partendo comunque da una premessa: la completa militarizzazione del territorio non è possibile. Non solo perché non ci sono le risorse umane non lo rendono possibile ma anche perché certe iniziative possono tamponare un’emergenza ma non risolvono i problemi strutturali che determinano insicurezza.”
“Certamente la solidarietà e le azioni di buon vicinato possono rappresentare un primo passo per migliorare la sicurezza delle fasce più vulnerabili. Registriamo un incremento di truffe agli anziani che spesso ci rivelano di non aver avuto nessuno a cui rivolgersi, furti in abitazione dove magari la segnalazione di un vicino avrebbe potuto farci arrivare prima. Abbiamo molte segnalazioni circa situazioni di degrado o di presenze che preoccupano ma è anche necessario che a queste segnalazioni seguano denunce e querele, in caso di reato, per consentirci di procedere. La maggior parte delle azioni criminali seguono un principio molto semplice di “rischio/benedicio”, se mi trovo in un contesto con persone che vivono il quartiere, osservano e “non si fanno i fatti loro” è molto probabile che chi deve delinquere preferirà contesti più facili.”
“Uno sforzo importante per migliorare la sicurezza viene poi dai provvedimenti amministrativi emessi dal questore come autorità provinciale di pubblica sicurezza. Il “daspo” ha dato evidente prova di efficacia negli stadi e, in modo similare stiamo applicando divieti di accesso a locali o ad aree urbane. Il sovraffollamento delle carceri (che non è colpa né delle forze dell’ordine né dei magistrati) ci fa ritenere che l’incisività di provvedimenti amministrativi di questo tipo possa aiutare per la loro immediata esecutività”
“Detto questo sia chiara una cosa, nessuno qui oggi ha la bacchetta magica per risolvere il tema della sicurezza, possiamo però davvero migliorare le cose ad una condizione: che ognuno, nell’ambito dei propri compiti e responsabilità, partecipi al sistema sicurezza non solo per se stesso ma anche per gli altri”
Nonostante i pesanti tagli del Governo delle risorse destinati ai Comuni, l’amministrazione Tommasi ha scelto di aumentare gli investimenti sul fronte del sociale (2,5 milioni nel bilancio triennale) come ha ricordato l’assessora Zivelonghi citando come “le principali voci di spesa dell’amministrazione siano quella per i servizi sociali e quella per la sicurezza. Ma non sono sufficienti. Rimanendo sul fronte della sicurezza, Verona dovrebbe essere equiparata allo status di città metropolitana, potendo quindi contare anche su una Polizia Locale più numerosa. Purtroppo ci sono dei vincoli normativi che ci impediscono di procedere in tal senso”.
“A Verona, come richiesto dal Sindaco abbiamo bisogno di adeguare il numero di agenti al reale fabbisogno della città” ha sottolineato il comandante della Polizia Locale, Luigi Altamura, “possiamo contare su 270 agenti della Polizia Locale, oltre 70 inabili ai servizi esterni, poco più dell’uno per mille abitanti imposto dalla legge. Però l'età media è di oltre 50 anni perché per 10 anni non è stato possibile indire concorsi perché i Governi hanno posto dei limiti. Noi non facciamo poco, facciamo troppo, di tutto e di più: gestione della viabilità, pattugliamenti di quartieri, controllo sulle norme del codice della strada, polizia amministrativa, sicurezza urbana, polizia edilizia, collaborazione nelle "operazioni ad alto impatto" o ad operazioni di contrasto alla microcriminalità in collaborazione con le altre Forze dell’ordine, attività delegata dall'autorità giudiziaria come avvenuto nell'operazione "Piazza Pulita" nello scorso settembre in piazza Santa Toscana con l'arresto di cinque cittadini su disposizione del Gip. Abbiamo, però, sempre più bisogno della collaborazione dei cittadini: non sottovalutate strani fenomeni, la segnalazione per noi è fondamentale.”
Il concetto del lavoro di squadra descritto dal comandante Altamura è stato ribadito anche dal Tenente colonello dei Carabinieri, Antonio Sframeli, comandante del Reparto Operativo provinciale: “da soli non andiamo da nessuna parte, per quanto siano da poco arrivati 60 nuovi giovani colleghi nel nostro reparto. Ne è una prova il risultato ottenuto con la “spaccata” dello Stadio che ci ha visto coinvolti assieme alla Polizia. Ma non sempre riusciamo ad ottenere qualcosa di concreto. Non possiamo garantire sicurezza, se non abbiamo un contatto diretto con gli abitanti dei quartieri. Contatto diretto che manteniamo anche con i giovani studenti: consapevoli del ruolo della prevenzione siamo molto impegnati nel portare nelle scuole la cultura della responsabilità che ciascuno ha delle proprie azioni”.