Attualità di Redazione , 05/09/2024 7:46

Contratto Uneba, protesta all'Oasi di San Bonifacio

La protesta all’Oasi
La protesta all'Oasi

Ha avuto buon riscontro di partecipazione il presidio unitario organizzato mercoledì 4 settembre dalle categorie sindacali di Cgil, Cisl, Uil davanti alla casa di riposo Fondazione Oasi di San Bonifacio per protestare contro le associazioni datoriali che al tavolo nazionale di contrattazione per il rinnovo del contratto di settore Uneba sono disponibili a riconoscere un aumento salariale di appena 50 euro mensili (lordi, per di più versati a titolo di anticipo su successivi, eventuali, contratti integrativi aziendali) a valere sulle quattro annualità pregresse: 2020, 2021, 2022, 2023.

Una cinquantina le lavoratrici e i lavoratori che hanno animato il presidio veronese, che si svolgeva in contemporanea ad altri presidi veneti, un risultato niente affatto scontato dal momento che oggigiorno gli organici di queste strutture sono ridotti all’osso al punto tale che il numero dei lavoratori e delle lavoratrici effettivamente in servizio per ciascun turno di lavoro è molto prossimo ai livelli minimi essenziali che si applicano per legge in caso di sciopero.

Da sottolineare il messaggio di solidarietà portato dalla Presidente della Fondazione Oasi Maria Mastella che è scesa in strada per incontrare i lavoratori e i rappresentanti sindacali dicendosi vicina alle loro richieste e augurando che anche a livello nazionale prevalga la ragionevolezza.  

“Ringraziamo tutti i lavoratori e le lavoratrici che sostengono questa battaglia di equità per un salario e un lavoro dignitoso. Il contratto di lavoro Uneba, tra i più poveri del settore, rappresenta oggi il grimaldello con il quale si attua un inaccettabile dumping sociale che spinge verso il basso le retribuzioni e la qualità del lavoro di tutti. Per questo chiediamo di modificarlo e allinearlo agli altri contratti. Riscontriamo con favore la vicinanza manifestata dalla  Fondazione Oasi e auspichiamo che tale apertura possa trovare concretezza in sede di contrattazione decentrata riconoscendo aumenti stabili e significativi, non a titolo di anticipo” ha detto Antonio De Pasquale segretario generale Fp Cgil Verona.

“Per sostenere i necessari aumenti contrattuali non è immaginabile che il costo del lavoro venga scaricato sulle famiglie con un incremento delle rette. Tali adeguamenti devono essere presi in carico dal welfare regionale e nazionale in quanto parte integrante ed essenziale del sistema di servizi socio-sanitari che debbono essere costituzionalmente garantiti a tutti cittadini!” hanno precisato i responsabili del Terzo Settore della Fp Cgil Verona Desire Lucchini e Valentino Geri.