Attualità di Redazione , 18/05/2024 7:00

Papa Francesco: "Verona città dell'amore, vinca sull'odio e sulla morte"

San Zeno
Papa Francesco a San Zeno (Vatican News)

"Questo auguro a voi e alle vostre comunità: una 'santità capace', una fede viva che con carità audace semini il Regno di Dio in ogni situazione della vita quotidiana. E se il genio di Shakespeare si è fatto ispirare dalla bellezza di questo luogo per raccontarci le vicende tormentate di due innamorati, ostacolati dall'odio delle rispettive famiglie, noi cristiani, ispirati dal Vangelo, impegniamoci a seminare ovunque un amore più forte dell'odio e della morte. Sognatela così, Verona, come la città dell'amore. E che l'amore di Dio vi accompagni e vi benedica". Ha evocato la vicenda di Romeo e Giulietta Papa Francesco al termine del suo discorso ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose durante l'incontro nella Basilica di San Zeno, a Verona.

"È bello trovarci in questa Basilica romanica, una tra le più belle d'Italia, che ha ispirato anche poeti come Dante e Carducci - ha sottolineato il Pontefice -. Ed essere qui insieme, vescovo, preti, religiose e religiosi, e guardare questo splendido soffitto a carena ci fa sentire come dentro a una grande barca, e ci fa pensare al mistero della Chiesa, la barca del Signore che naviga nel mare della storia per portare a tutti la gioia del Vangelo". Il Papa nel suo intervento si è soffermato su due aspetti: "la chiamata ricevuta e sempre da accogliere", e "la missione, da compiere con audacia". "Cerchiamo di non perdere mai lo stupore della chiamata! Esso si alimenta con la memoria del dono ricevuto per grazia, memoria da tenere sempre viva in noi", ha osservato".

Questo è "il primo fondamento della nostra consacrazione e del nostro ministero - ha spiegato -: accogliere la chiamata ricevuta, accogliere il dono con cui Dio ci ha sorpresi. Se smarriamo questa coscienza e questa memoria, rischiamo di mettere al centro noi stessi invece che il Signore; rischiamo di agitarci attorno a progetti e attività che servono più alle nostre cause che a quella del Regno; rischiamo di vivere anche l'apostolato nella logica della promozione di noi stessi e della ricerca del consenso, cercando di fare carriera, invece che spendere la vita per il Vangelo e per un servizio gratuito alla Chiesa". E "quando è ben radicata in noi questa esperienza, allora possiamo essere audaci nella missione da compiere", ha proseguito Francesco, secondo cui "l'audacia è un dono che questa Chiesa conosce bene. Se c'è infatti una caratteristica dei preti e dei religiosi veronesi, è proprio quella di essere intraprendenti, creativi, capaci di incarnare la profezia del Vangelo".

"Siate audaci nella missione, sappiate ancora oggi essere una Chiesa che si fa prossima, che si avvicina ai crocicchi delle strade, che cura le ferite, che testimonia la misericordia di Dio", ha quindi raccomandato: "È in questo modo che la barca del Signore, in mezzo alle tempeste del mondo, può portare in salvo tanti che altrimenti rischiano di naufragare". "Le tempeste, come sappiamo, non mancano ai nostri giorni; molte di esse hanno la loro radice nell'avarizia, nella cupidigia, nella ricerca sfrenata di soddisfare il proprio io, e si alimentano in una cultura individualista, indifferente e violenta", ha aggiunto il Papa: "Il rischio è questo, anche per noi: che il male diventi 'normale', che ci facciamo l'abitudine. E così diventiamo complici!".

Francesco prima del suo discorso ha voluto salutare tra gli altri le suore di clausura: "Dimostrano come anche in clausura non si perda la gioia. Sono brave! E mai fanno chiacchiericcio", ha commentato 'a braccio'. E ha chiuso il discorso con la sua richiesta: "Per favore, non dimenticate di pregare per me. Ma pregate a favore, non contro!".