VIGHINI | Furti, degrado e tolleranza: Verona attenta, rischi di fare la fine di San Francisco

Vado in America dal 1993, prima volta che sono sbarcato negli Usa, a San Francisco. La città del Golden Gate è la mia città del cuore (dopo Verona), il posto più bello del mondo. Incastonata nella baia, ha un parco immenso, ha il Golden Gate arancione, Alcatraz. E’ stata la città della corsa all’oro e qui sono nati tutti i movimenti che hanno influenzato il mondo. La beat generation, gli hippie, il movimento gay, la silicon valley. San Francisco è un posto magico. Ed oggi è una città finita. Prigioniera del proprio pensiero “liberal” della tolleranza estrema. Aggredita da torme di “homeless”, preda di droghe, insicura. Market Street che è un’enorme strada simile a una nostra via Mazzini moltiplicata per mille, piena zeppa di esercizi commerciali, sta chiudendo. I negozi hanno alzato bandiera bianca davanti ai furti ripetuti che bande di nullafacenti impunemente realizzavano ogni giorno, ad ogni ora. Market Street è diventata un deserto in scorazzano zombie fatti e strafatti. Il pensiero “liberal”, la tolleranza, purtroppo non va a braccetto con la vita collettiva e con il rispetto delle regole che sono il principale collante di una comunità.
Solo la piattaforma delle regole condivise e rispettate permette ad una comunità di prosperare. Se non si rispettano le regole, il degrado prenderà il sopravvento. Gli Stati Uniti che sono da sempre un laboratorio sociale avanzato ne sono in questo momento la testimonianza. San Francisco è l’emblema di questo degrado. Federico Rampini, grande osservatore del fenomeno, giornalista di sinistra e cittadino americano, raccontava qualche settimana fa di una donna, proprietaria di un atelier d’arte, una “liberal” per mentalità, che esasperata dopo che per l’ennesima volta una homeless aveva defecato davanti alla sua attività è uscita dal negozio e ha bagnato con un po’ d’acqua la sbandata. La scena è stata ripresa dai soliti cellulari, finita sui social e la donna è passata incredibilmente dalla parte del torto. Il pensiero “liberal” ha capovolto la questione. L’homeless, povera e svantaggiata, non doveva essere toccata, anzi sfiorata. Così mentre la donna è stata addirittura denunciata dalle autorità, l’homeless continua a defecare senza problemi davanti ai negozi di San Francisco. Il risultato è che molti degli stessi californiani “liberal” non si riconoscono più in tutto questo. E stanno abbandonando la California per emigrare in stati di destra come il Texas e la Florida dove ritrovano il rispetto delle regole e la tranquillità della vita in comunità.
Tutto questo per dire che a Verona oggi rischiamo di fare la stessa fine. E’ arrivata una giunta, chiamiamola “liberal”, che vuole affrontare il fenomeno con strumenti di tolleranza e di dialogo. Tutti discorsi bellissimi e anche giusti ma che sono di difficilissima applicazione. Rifugiarsi nelle statistiche non serve a nulla. Dire che non è vero che sono aumentati gli atti contro la legge è assolutamente falso. Si bara sapendo di barare.
Ormai il cittadino sempre più sfiduciato non denuncia più e la microcriminalità non finisce nelle statistiche. L’ubriaco che entra nel bar a molestare i clienti, i furti in serie nei negozi del centro, gli homeless che stazionano sotto le abitazioni magari con cani aggressivi, non finiscono nelle statistiche. Ma aumentano il degrado, “mangiano” la legalità, sono la ruggine che corrode la collettività.
Fossi un amministratore di Verona, in questo momento tornerei ad adottare il principio della “tolleranza zero” di Giuliani a New York, fedele alla teorie delle finestre rotte (se tu lasci una finestra rotta e non l’aggiusti, il giorno dopo ti ritroverai col lampione rotto e poi con l’idrante che perde acqua e poi con il quartiere che finisce in degrado) e parallelamente cercherei di fare politiche di integrazione e di educazione (da sola la repressione non serve, su questo siamo d’accordo). Agiamo in fretta però e facciamo qualcosa prima di fare la fine di San Francisco.