Casa di riposo di Arcole, Fp Cgil: Continua la fuga di personale, gestione disastrosa

"Continua l’emorragia di personale sanitario alla casa di riposo di Arcole (Opere Riunite Don Luigi Rossi). Nell’ultimo mese hanno fatto le valigie altri 4 infermieri, portando così le forze in servizio da 9 a 5, a fronte di una pianta organica teorica di 13 unità infermieristiche. Non gente di primo pelo ma professionisti con oltre 20 anni di stimato servizio. Hanno detto basta ad un sistema di gestione del tutto autoreferenziale incapace di intrattenere qualsiasi relazione positiva sia con il Sindacato che con lo stesso Comitato dei Parenti e che, consapevolmente e sprezzante dei rischi indotti su lavoratori ed ospiti, continua a raschiare il fondo del barile". Lo denuncia Antonio De Pasquale, Segretario generale Fp Cgil Verona.
"Questa la situazione odierna: il più delle volte il turno del mattino e il turno del pomeriggio vedono la presenza di un solo infermiere per turno che da solo, o da sola, dovrebbe assistere oltre 100 ospiti, il 90% dei quali non autosufficienti. Questo significa l’impossibilità di somministrare le terapie secondo le prescrizioni mediche; monitorare i parametri degli ospiti; rispondere alle urgenze, aggiornare i parenti degli ospiti. In una parola: è diventato impossibile lavorare - continua il segretario - e di notte la situazione è ancora peggiore, dal momento che non è previsto alcun infermiere, ma soltanto la presenza di operatori socio sanitari. I quali, non potendo somministrare farmaci e terapie, si vedono costretti a chiamare il 118 per qualsiasi malessere accusato dagli ospiti. Si calcola che ogni notte una parte considerevole del personale del Pronto Soccorso dell’Ospedale di San Bonifacio venga costantemente mobilitata dalle chiamate che provengono dalla casa di riposo. E poi ci lamentiamo dell’intasamento degli ospedali! Lascia inoltre esterrefatti che qualcuno possa pensare che degli operatori socio sanitari possano interagire con cognizione di causa con il personale sanitario del pronto soccorso, specie quando la consulenza avviene per via telefonica. Che cosa raccontano del profilo degli ospiti? L’accesso alle cartelle cliniche degli ospiti è proibito a chiunque non sia medico o infermiere, e in casa di riposo ci sono già delle contestazioni ufficiali su come tale materiale viene conservato".
"Non curante della durissima lezione impartita dal Covid, quando gli ospiti furono ridotti a 54 e, nel giro di un solo mese, dal 18 dicembre 2020 al 20 gennaio 2021, ne morirono ben 24, la direzione della casa di riposo di Arcole continua imperterrita sulla sua strada: hanno fatto il pieno di ospiti, tornando ad occupare tutti e 103 i posti letto a disposizione, ma il personale continua ad essere gravemente e pericolosamente sottodimensionato - prosegue la nota della Fp Cgil - Tra gli infermieri ci sono in corso due nuove assunzioni, ma secondo gli standard di legge l’organico dovrebbe essere di almeno 13 unità. Gli stessi operatori socio sanitari (una quarantina, 10 dei quali circa forniti da cooperativa) risultano insufficienti. I due medici, stimati professionisti ottuagenari, non riescono a fornire più di un paio d’ore al giorno di servizio. Concausa di questa condizione, una discutibile attività di coordinamento infermieristico, svolta da un profilo che secondo le nostre informazioni non possiederebbe i requisiti richiesti da questa funzione (master post-universitario ed esperienza pregressa, mentre stiamo parlando di una neolaureata).
Abbiamo lanciato appelli in tutte le lingue. Di questa situazione insostenibile, umiliante, degradante, dove perfino il Comitato dei Parenti viene preso a male parole, sono al corrente tutti: l’Ulss; l’Ordine degli Infermieri, perfino i Carabinieri. Lo scorso gennaio, a seguito della nostra denuncia riguardante una grave carenza di farmaci, l’Ulss 9 ci aveva invitato ad un “confronto costruttivo”, che tuttavia ha portato all’ennesimo vicolo cieco. Ci sono montagne di verbali e denunce che dovrebbero far scattare una scintilla di buon senso e suggerire di mettere le mani in questa piaga del sistema socio-assistenziale veronese. Ora però le chiacchiere stanno a zero: serve un taglio netto con questa gestione fallimentare ed ormai irriformabile. La struttura va commissariata!" chiosa De Pasquale.