Attualità di Redazione , 21/01/2022 8:20

Studio Università Verona su meccanismi mortalità da sepsi

Evelina Tacconelli
Evelina Tacconelli

Le sepsi sono infezioni batteriche del sangue gravi associate a una percentuale di mortalità fino al 40% dei pazienti ricoverati in terapia intensiva e sono responsabili di oltre 150mila morti ogni anno in Europa. Sono appena stati pubblicati sulla rivista Lancet Infectious Diseases i risultati dello studio “Bloomy”, che ha osservato 3591 pazienti con sepsi allo scopo di definire il rischio di mortalità a 14 giorni dalla diagnosi e a 6 mesi dalla dimissione. Lo studio ha l’obiettivo di sviluppare modelli predittivi per identificare precocemente i pazienti a più alto rischio di mortalità, per migliorare le opzioni diagnostiche e terapeutiche.

La ricerca è stata coordinato dalla professoressa Evelina Tacconelli, direttrice della sezione di Malattie infettive dell’Università di Verona, ed è stata finanziata dal Centro di ricerca per le Malattie infettive tedesco (DZIF). I pazienti sono stati seguiti dalle università di Tübingen, Freiburg, Berlino, Gießen, Colonia e Lubecca. Lo studio dimostra che il 24% dei pazienti muore entro 14 giorni dalla diagnosi di sepsi e il 41% entro 6 mesi dalla dimissione dall’ospedale. Si è evidenziato, inoltre, che i batteri resistenti agli antibiotici, come stafilococco resistente alla meticillina e Gram negativi multi resistenti, sono associati a un aumento della mortalità non solo a breve ma anche a lungo termine.

Questi dati – sottolinea una nota dell’ateneo scaligero – sono importanti soprattutto alla luce delle stime che riportano che il 6% dei pazienti contrae una sepsi durante il ricovero ospedaliero per un totale di circa 3,2 milioni di casi all’anno e 150.000 decessi in Europa. La gravità e il decorso dell’infezione, con complicanze che durano anche mesi dopo la dimissione dall’ospedale, dipendono anche dalla salute sottostante del paziente e dal trattamento instaurato contro l’infezione.

“I modelli predittivi sviluppati da Bloomy – ha spiegato la professoressa Evelina Tacconelli – mostrano che la mortalità delle sepsi va al di là della mortalità intraospedaliera e che oltre la metà dei pazienti va incontro a decesso o a complicanze severe a 6 mesi dall’infezione. I risultati del nostro studio permetteranno di iniziare rapidamente interventi di trattamento calibrati sui pazienti a più alto rischio di morte”.