Attualità di Redazione , 27/01/2022 11:40

"Non fu estorsione", assolto don Silvano Corsi, cappellano del Cimitero di Verona

Don Silvano Corsi
Don Silvano Corsi

La Corte d’Appello di Venezia, Sezione Seconda Penale, ha assolto perché “il fatto non sussiste” don Silvano Corsi, cappellano del Cimitero di Verona. I giudici hanno accolto l’appello proposto da don Silvano, dopo la sentenza emessa il 26 febbraio 2015 dal Giudice per l’Udienza preliminare di Verona che lo aveva condannato, ad un anno e due mesi di reclusione, e al pagamento di una multa di 300 euro, per il grave reato di tentata estorsione ai danni di una ditta di onoranze funebri di Verona.

Era stato contestato a don Silvano Corsi di “aver compiuto mediante minaccia, atti diretti in modo non equivoco a farsi consegnare somma di denaro pari a cifre non inferiori a 10 o 20 euro per la celebrazione di ciascun funerale ovvero per la benedizione delle ceneri, dalla segretaria della citata società di Onoranze Funebri, per procurarsi un ingiusto profitto”.

Tutto era partito nel 2013, perché don Silvano, al solo fine di indennizzare due diaconi provenienti da fuori Verona – che, in sua assenza, si prestavano a benedire le salme o le ceneri, sopportando in prima battuta le spese per la benzina delle loro vetture – aveva richiesto a più riprese alla società di pompe funebri anzidette il versamento di 10 euro per poter compensare le spese per il carburante anticipato dai due diaconi.

LA NOTA DELLA DIOCESI DI VERONA

"A seguito di cortesi e reiterate richieste di don Silvano, l’Impresa di pompe funebri reagì notiziando della cosa un quotidiano veronese, e don Silvano fu fatto passare come un bieco estortore nei confronti dei parenti dei defunti, portati dopo il decesso alle sale mortuarie del Cimitero monumentale di Verona. L’Impresa di pompe funebri, non paga di aver notiziato della cosa un quotidiano veronese, denunciò i fatti al vescovo di Verona, di fronte al quale don Silvano e i suoi denuncianti nel luglio 2013 furono chiamati per trovare una soluzione pacifica della vicenda, che in effetti fu accettata da don Silvano e dall’impresa denunciante" scrive in una nota la Diocesi di Verona.

"Sennonché l’Impresa di pompe funebri a fine agosto 2013 ebbe a denunciare don Silvano per i fatti già citati alla Guardia di Finanza di Verona, che fece rapporto alla Procura della Repubblica di Verona. Da qui ne scaturì la pesantissima imputazione nei confronti di don Silvano, il quale, su consiglio dei suoi difensori, avvocato Lorenzo Pilon di Padova e avvocato Francesco Delaini di Verona, richiese di essere giudicato con rito abbreviato. Il Giudice per l’Udienza Preliminare di Verona, con assoluta superficialità e contraddittorietà di argomenti, ritenendo tra l’altro sussistere un contrasto del rapporto tra diritto canonico e diritto ordinario circa l’applicazione del contenuto del canone 222 del Codice di Diritto Canonico che confliggerebbe con l’ordinamento statuale, ebbe ad emettere la pesante condanna contro don Silvano" continua il comunicato della Diocesi scaligera.

"La sentenza del giudice veronese è stata appellata nel lontano 2015 dai difensori di don Silvano e, finalmente, dopo sette anni, il 25 gennaio ’22 la Corte d’Appello di Venezia, Sezione Seconda Penale, stante il fatto che don Silvano non ha accettato l’avvenuta prescrizione del reato, ha accolto in pieno l’impugnazione degli avvocati Lorenzo Pilon e Francesco Delaini, mandando assolto don Silvano Corsi con la formula assolutoria più ampia “perché il fatto non sussiste". Contemporaneamente con la sentenza citata il Giudice d’Appello ha revocato i danni morali al titolare dell’Impresa di pompe funebri liquidati in 2mila euro dal primo giudice, nonché le spese liquidate in primo grado al difensore della ditta veronese. La motivazione della sentenza è attesa per la fine di febbraio 2022" chiosa la nota della Diocesi di Verona.