Villa romana a Negrar, obiettivo fine degli scavi nel 2021
Nel 1885 a Negrar di Valpolicella (Verona), nella frazione di Villa, nel podere Cortesele furono individuati e asportati alcuni mosaici che, venduti al Comune di Verona, sono tuttora esposti al Museo Archeologico al Teatro Romano. Nel 1922 gli scavi della Soprintendenza, condotti dall’archeologa Tina Campanile (prima donna ammessa alla Scuola Archeologica di Atene), misero in luce parte del settore residenziale (pars dominica) di una villa romana databile alla tarda età imperiale (fine III-IV sec. d.C.), con pavimentazioni musive di notevole pregio, di cui fu preventivato lo strappo, che fortunatamente non fu realizzato. Lo scavo fu quindi interrato dal proprietario del terreno. Nel 1975 in una proprietà adiacente si rinvenne un altro mosaico: il sito ricade, infatti, in due distinte proprietà private, separate da un corso d’acqua demaniale inattivo.
In anni recenti divenne sempre più evidente il rischio che nuove attività, già realizzate in terreni vicini (interventi agrari legati alla viticoltura, realizzazione di cantine vinicole interrate, scavo di autorimesse), in assenza di un vincolo di tutela ex parte II del Codice, potessero danneggiare irreparabilmente il pregiato contesto archeologico.
Nel maggio del 2020 si rinvenne finalmente un mosaico fotografato da Tina Campanile: furono così individuati e parzialmente riportati in vista i mosaici pavimentali già visti nel 1922, che tanta eco mediatica hanno suscitato sulla stampa nazionale e internazionale e sul web (“I mosaici romani tra i vigneti della Valpolicella”).
Gli scavi stratigrafici in estensione condotti dalla primavera 2021 hanno consentito la messa in luce totale dei settori meridionale e orientale dell’insediamento, confermando che la villa è una ricca ed elegante dimora “a peristilio” di notevoli dimensioni, estesa per circa 3000 mq, organizzata attorno ad un vasto spazio centrale, un cortile o giardino interno di circa 400 mq delimitato da un portico colonnato, con caratteristiche architettoniche e decorative paragonabili agli esempi di maggior livello delle coeve residenze dell’aristocrazia romana. Oltre ad alcuni nuovi ambienti del settore sud, non individuati dalla Campanile, è stato portato alla luce l’intero lato meridionale del peristilio, con una nuova porzione di mosaico; particolarmente rilevante è stata la scoperta del settore orientale della villa, con il peristilio che conserva una parte del pavimento musivo, tre basi di colonna in pietra ancora in situ collegate da un cordolo di lastre e una porzione dell’intonaco affrescato del soffitto. Una scalinata conduce al settore nord, posto su un terrazzamento sopraelevato e alle terme, caratterizzate da vari ambienti, tra i quali un ambiente originariamente pavimentato con lastre di pietra di Prun e probabilmente destinato a spogliatoio, l’apodyterium, che dava accesso a un’ampia latrina e a una grande sala mosaicata, collegata a una vasca rivestita con lastre in pietra (frigidarium) e a un ambiente riscaldato con una nicchia rivestita di marmi colorati (calidarium).
Allo stato attuale delle conoscenze è stato riscontrato come gran parte delle strutture sia stata edificata probabilmente dopo gli inizi del IV secolo; è tuttora oggetto di di approfondimenti e di studio la sequenza stratigrafica relativa sia a precedenti strutturazioni dell’insediamento, di cui sono emerse prove evidenti, come pure alle fasi di abbandono, spoliazione e frequentazione tardonatica-altomedievale, con un parziale riutilizzo degli ambienti, la realizzazione di focolari e di strutture sostenute da pali di legno. Attribuibile a questa fase è anche la presenza di alcune sepolture di inumati, già rilevata da Tina Campanile; in età medievale l’area, ormai interrata, viene destinata a uso agricolo con terrazzamenti sostenuti da muretti a secco realizzati con materiali di spolio della villa. Sono state intraprese specifiche indagini geologiche, paleoambientali e fisico-chimiche, in collaborazione con l’Università di Verona, e sono stati realizzati alcuni interventi conservativi dall’Accademia di Belle Arti di Verona. In collaborazione con la sede di Mantova del Politecnico di Milano è stato avviato lo studio preliminare per la progettazione delle strutture museografiche e del parco archeologico.
Fondamentale per la realizzazione delle ricerche in questo settore è stata la Direzione Tecnica del dott. Alberto Manicardi della SAP – Società Archeologica e il contributo, non soltanto finanziario, ottenuto grazie all’accordo di partenariato pubblico-privato con la proprietà dell’area, l’Azienda Agricola Benedetti Adriano “La Villa” di Benedetti Matteo e Simone, la cui disponibilità e collaborazione sono state straordinarie. Un accordo analogo formalizzato con la Società Agricola Franchini permette la ripresa, dal 1 settembre, delle ricerche archeologiche nel settore nord-ovest, dove le indagini condotte in precedenza hanno permesso di identificare la presenza di altre strutture, forse relative al settore produttivo, la pars fructuaria, e all’ingresso della villa, da identificare con l’ambiente pavimentato a mosaico scoperto casualmente nel 1975.
La Soprintendenza intende chiudere gli scavi entro il 2021 e si auspica il coinvolgimento di altre realtà produttive della zona, ringrazia le aziende che hanno collaborato, a titolo gratuito, al buon esito delle ricerche: l’Azienda Agricola Buglioni per la fornitura dei cassoni impiegati a supporto della sezione est, messi in opera dalla Nuova Tecnoscavi Negrar e l’Azienda Agricola Massaro Norma, che ha messo a disposizione spazi per la logistica e il parcheggio.
La musealizzazione dell’area, con la realizzazione di un progetto di copertura ecocompatibile integrata nel contesto paesaggistico e di un percorso museale e didattico dotato delle più moderne tecnologie di comunicazione immersiva, appare la modalità migliore per garantire la conservazione e la pubblica fruizione delle strutture archeologiche messe in luce in estensione, ai sensi dell’art. 102 del D.Lgs. n. 42/2004, e costituisce il compimento di questo percorso di ricerca e di tutela integrale del sito, restituendo alla collettività nazionale e internazionale, già fortemente attenzionata dalla vasta eco mediatica di questa riscoperta, un nuovo luogo della cultura straordinariamente evocativo del paesaggio antico e perfettamente ambientato nell’attuale paesaggio agrario vitivinicolo della Valpolicella.