la Redazione

L'inno russo alla Vicenza-Bionde diventa un caso politico

Un caso internazionale, non solo sportivo ma anche politico. L’inno russo suonato al termine dell’80ª Vicenza-Bionde, per celebrare la vittoria del 20enne russo Viktor Bugaenko, ha fatto scoppiare un caso.

Dieci giorni dopo l’evento (la corsa si è svolta domenica 28 aprile) il presidente della Federciclismo Ucraina, Andrei Grivko, insieme al ministro dello sport ucraino Matvey Bedny  e al presidente del Comitato Olimpico Nazionale ucraino, Vadim Gutzeit, ha chiesto all’UCI di intervenire sanzionando l’Italia per “aver gravemente violato le raccomandazioni del CIO, perché l’atleta era stato dichiarato neutrale senza bandiera e inno”.

Ma la regola che vieta di far suonare l’inno russo e impone ai corridori di gareggiare in “stato neutrale” vale solo a livello internazionale e non è mai stata adottata dalla Federazione Ciclistica Italiana. 

“Sono sinceramente sorpreso dell'attenzione che la vicenda ha sollevato. Noi siamo uomini di sport e crediamo nei valori che, attraverso il ciclismo, la nostra manifestazione promuove da 80 anni: per noi lo sport è unione, festa e condivisione. Da tre anni è sempre presente al via una formazione ucraina così come non abbiamo mai chiuso le porte alle squadre che al proprio interno annoverano atleti russi. Per una manifestazione dilettantistica inserita nel calendario nazionale come la nostra, mi risulta che non ci siano regole che vietino di suonare l'inno russo in caso di vittoria di atleti provenienti da questa nazione o, se ci sono, non ci sono mai state comunicate" ha dichiarato in un a nota il presidente dell’U.S Bionde, Filippo Scipioni.

“Ricordo - ha aggiunto - che nel 2013 a vincere fu Marlen Zmorka, un atleta ucraino, e in quell'occasione fu suonato l'inno del suo Paese: per noi, gente di sport, vedere un ragazzo di 20 anni o poco più che vince al termine di 180 chilometri di fatica è sempre una festa, indipendentemente dalla maglia che indossa o dalla nazione di appartenenza. Molti di questi atleti vengono da terre lontane e noi ci prodighiamo per farli sentire sempre ben accolti e coccolati: quando Bugaenko è salito sul primo gradino del podio non ci siamo posti alcun problema e abbiamo notato che al ragazzo ha fatto piacere sentire le note del suo inno, è stato un pò come farlo sentire a casa”. 

Sulla vicenda ha preso posizione il consigliere regionale Stefano Valdegamberi: La premiazione dei vincitori della corsa ciclistica under 23 Vicenza-Bionde ha riportato d'attualità la assurda decisione della politica e delle Federazioni Sportive di negare l’identità nazionale agli atleti russi, costretti a gareggiare in squadre straniere. Ma lo sport non dovrebbe favorire la conciliazione e l’amicizia tra i popoli? La vittoria del ventenne ciclista russo Viktor Bugaenko nella corsa Vicenza-Bionde si è trasformata in una legittima protesta contro questa discriminazione che umilia il popolo e gli sportivi russi. Gli organizzatori della competizione, non attribuendo importanza allo status neutrale dell’atleta che ha gareggiato per la squadra spagnola Penya Ciclista Baix Ebre, sul podio hanno suonato l'inno nazionale russo, superando le assurde e umilianti norme che lo avrebbero vietato. Ora saranno puniti mentre invece andrebbero premiati, perché hanno avuto il coraggio di superare delle norme che sono palesemente discriminatorie.Norme che sono ingiuste e contrarie ai valori dello sport, che negano agli atleti la loro identità nazionale. 

Troppo spesso in questi ultimi anni lo sport, la cultura, la musica e l’arte sono state vittime di vergognose azioni russofobiche e sono state utilizzate come armi per seminare odio contro il popolo russo. Non è così che si promuove la pace. 

Gli artisti e gli sportivi devono essere lasciati fuori dalle diatribe politiche. Agendo in questo modo, l’Occidente si mette dalla parte del torto dinanzi agli occhi del popolo russo e ottiene l’effetto opposto di irrigidire le posizioni. Perché queste sanzioni non sono adottate anche contro gli Stati che hanno scatenato conflitti con centinaia di migliaia di morti? Perchè non vengono adottate anche contro le altre nazioni che in ogni angolo del mondo sono in guerra? Perché questo doppio metro di giudizio? Lo sport, la cultura, la musica e l’arte devono essere utilizzate per abbattere le barriere, per avvicinare popoli e nazioni. Mai per fare il contrario”.