A Cosmodonna il messaggio di Roberta Bruzzone contro le relazioni tossiche
“Non pensarti libera. Pensati autonoma”. È il messaggio della criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone nel corso del suo intervento “Quando un amore diventa una trappola mortale” oggi a Cosmodonna, la rassegna di Area Fiera dedicata all’universo femminile in programma a Veronafiere fino a lunedì 16 ottobre. “Il problema di molte donne è la ‘badante interiore’ – ha spiegato Bruzzone –, che deriva da un problema educativo. Le donne sono bombardate da stereotipi di genere che le vedono impegnate fin da piccole a preoccuparsi delle esigenze e delle aspettative degli altri”.
Una fotografia riscontrabile anche nei negozi di giocattoli, in cui ai maschi sono proposti supereroi e giochi che stimolano e valorizzano le performance mentre per le bambine, nei reparti rosa e lilla, si trovano forni delle meraviglie, bambole e strumenti per la pulizia. Un parametro preoccupante che si traduce oggi in una generazione di donne tra i 16 e i 26 anni con livelli di autostima inferiori a quelli di quarant’anni fa. “Neanche nel dopoguerra le donne avevano un’idea di sé così bassa – ha proseguito la criminologa –. Il numero di soggetti che entrano in circuiti predatori è aumentato esponenzialmente, e il mondo di oggi è un supermercato per predatori emotivi che incontrano donne alla ricerca spasmodica di approvazione in un contesto che ti trasforma in merce. È così che ci si convince di aver bisogno della validazione e del consenso di un uomo, in assenza di autostima. La conseguenza è che l’amore, anche quello ‘dei sogni’, può trasformarsi in una trappola”.
Bruzzone ha poi analizzato alcune delle dinamiche da copione per riconoscere un manipolatore, dalla fase di love bombing (fase iniziale della relazione in cui è tutto troppo bello per essere vero) all’attenzione maniacale al passato della vittima, fino alle prime micro-aggressioni per minare l’autostima della donna e per sondare il suo livello di dipendenza dalla relazione. Solo in questo momento il manipolare abbandona la recita attirando la vittima in una sudditanza economica, sociologica e relazione che annienta la donna e alimenta il suo potere. Pur non avendo un “copyright di genere”, le dinamiche manipolatorie all’interno delle relazioni uomo-donna sono le più diffuse, anche a livello giudiziario.
“C’è sempre un punto in cui la vittima può salvarsi – ha detto Bruzzone –, è qui che interviene la consapevolezza. Ma uscirne da soli è veramente difficile. Per questo dico alle donne che devono chiedere aiuto ed essere seguite nella difficile fase dell’astinenza dalla relazione che è una vera e propria dipendenza. Per questo bisogna interrompere ogni contatto con il manipolatore. Bisogna sapere che stare male all’inizio sarà normale. Ci vuole tempo – ha concluso –, ma la buona notizia è che passa”.